Apollo di Luteri Giovanni detto Dosso Dossi. Riproduzione
Apollo di Luteri Giovanni detto Dosso Dossi. Riproduzione
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Materiale di qualità unica
Stampa su Carta a mano di Amalfi
Misura: 29 x 42 cm
Materiale: opera stampata su carta pregiatissima con bordi sfrangiati Amalfi fatta a mano
Cornice: Marrone chiaro in legno di faggio massiccio fatta a mano
Stampa su Tela pittorica
Misura: 80 x 60 cm
Materiale: opera stampata su tela pittorica a grana finissima
Cornice: Marrone chiaro in legno di faggio e pasta di legno fatta a mano
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L'opera
Nel primo piano di questa straordinaria opera artistica, il protagonista indiscusso è Apollo, la divinità greca della luce e della musica, raffigurato con una corona di alloro sulla testa. La sua mano destra si alza elegantemente mentre stacca l'archetto dalla lira da braccio, ancora appoggiata sulla sua spalla.
Il soggetto di questa scena affonda le sue radici nella mitologia greca, specificamente nel mito di Apollo e Dafne, che può essere rintracciato nelle pagine delle Metamorfosi di Ovidio (I, 452-467). La storia narra di come Apollo, dopo aver sconfitto il temibile mostro Pitone, si vanti del suo successo davanti a Cupido, deridendolo perché anche il giovane dio dell'amore porta con sé arco e frecce, armi apparentemente inadatte a un fanciullo. Cupido, desideroso di vendetta, scaglia una delle sue frecce su Apollo, facendolo innamorare perdutamente, mentre con un'altra freccia colpisce la bellissima ninfa Dafne, suscitando in lei un rifiuto totale all'amore. Apollo insegue disperatamente Dafne, ma lei, nella sua angoscia, invoca il padre, il dio fluviale Peneo, affinché la liberi dal desiderio amoroso degli uomini. La richiesta viene esaudita, ma con una trasformazione sorprendente: Dafne viene tramutata in un albero di alloro.
L'immagine di Apollo in questa opera artistica presenta un forte richiamo al linguaggio classico, evidenziando il suo legame con sculture celebri come il Torso del Belvedere e con l'arte di maestri rinascimentali come Raffaello e Michelangelo.
L'opera, conosciuta come "Apollo di Dosso," ha attraversato una storia ricca di vicissitudini ed è entrata definitivamente nella collezione Borghese nel 1659, grazie alla volontà testamentaria di Luigi Capponi. L'artista, che operava presso la corte di Alfonso d'Este a Ferrara, presumibilmente realizzò questo dipinto in occasione del matrimonio tra il duca e Laura Dianti, avvenuto dopo la morte di Lucrezia Borgia, la prima moglie di Alfonso.