Viaggio nella mostra “La Spagna a Roma”, dalla Sala Dalì all’Accademia di Spagna
Jayde BrowneCondividi
Il rapporto che unisce Spagna e Roma affonda le sue radici in un arco temporale vastissimo, quasi un millennio, e si manifesta oggi con una mostra preziosa che illumina il tessuto storico, artistico e religioso della Città Eterna attraverso l’eredità iberica che vi si è stratificata. “La Spagna a Roma, un racconto lungo mille anni” è la narrazione suggestiva di una presenza continua e feconda, che si svela ai visitatori nelle sedi simboliche della Sala Dalì dell’Istituto Cervantes e della Real Academia de España en Roma, fino al 15 ottobre.
Passeggiando per Roma, tra il Foro di Traiano e il Tempietto del Bramante, passando per Castel Sant’Angelo e l’estasi di Santa Teresa d’Avila scolpita da Bernini, si dispiega un filo rosso che lega la capitale d’Italia al mondo iberico. Nel cuore della città, alcuni monumenti parlano spagnolo da secoli: la Chiesa di San Giacomo degli Spagnuoli, meta obbligata nei secoli tra Seicento e Ottocento per la comunità iberica, è un esempio emblematico. In quegli anni, Piazza Navona vibrava al suono della lingua castigliana, tra giochi d'acqua celebri e fasti barocchi, mentre Campo Marzio diventava crocevia culturale e sociale per ambasciatori, artisti e pellegrini della Penisola Iberica.
Le radici di questa presenza sono profonde: tra i grandi imperatori che hanno scritto la storia di Roma ve ne sono diversi provenienti dalla penisola iberica, e nei secoli successivi i sovrani di Spagna fecero costruire chiese, conventi e veri capolavori dell’arte esprimendo un legame di committenza senza pari nella storia europea. La mostra rievoca questo rapporto tramite fotografie d’epoca, stampe e documenti originali ma anche tramite narrazioni di storie personali e mappe che invitano a percorrere luoghi noti e meno noti di una “Roma spagnola”.
Un punto nodale dell’esposizione è il lavoro di Elìas Tormo y Monzò, instancabile umanista e storico dell’arte che, tra fine Ottocento e primo Novecento, ha raccolto e inventariato nell’opera “Monumenti di spagnoli a Roma, e di portoghesi e ispano-americani” le tracce monumentali lasciate da generazioni di viaggiatori, studenti, religiosi e artisti iberici. Tormo, primo professore di storia dell’arte in Spagna, promosse il contatto diretto con le opere nei suoi studi e insegnò durante la Guerra Civile presso la Scuola Spagnola di Roma, testimoniando la dimensione internazionale della cultura iberica nella capitale italiana.
Tra i capolavori che fanno da teatro alla mostra, il Tempietto del Bramante splende come simbolo della committenza reale iberica: fu Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona ad affidare a Bramante il progetto per sciogliere un voto, dando vita a uno dei capolavori del Rinascimento. L’edificio, successivamente, ospitò una congregazione spagnola e ancora oggi rappresenta il cuore architettonico della sede dell’Accademia di Spagna, punto di riferimento culturale e artistico per la comunità iberica di Roma.
Nel racconto non può mancare la storia della Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, tra Corso Rinascimento e Piazza Navona, costruita nel Quattrocento con fondi spagnoli e dedicata alla memoria dei martiri dello Stadio di Domiziano. Intitolata originariamente a Santiago, protettore della Reconquista, fu voluta da Don Alfonso de Paradinas, canonico della cattedrale di Siviglia, che la fece erigere a proprie spese. Per secoli, i lasciti della “nazione spagnola” garantirono la manutenzione dell’edificio, fino all’Ottocento, quando fu abbandonata a favore di Santa Maria in Monserrato, ora chiesa nazionale di Spagna a Roma.
Il percorso prosegue con gli imperatori iberici, le statue di Traiano lungo il suo Foro e con Castel Sant’Angelo – antico Mausoleo di Adriano – luogo segnato da una memoria che guarda alla Spagna romana e ai due imperatori, Traiano e Adriano, originari della penisola. Non di minore suggestione è l’Estasi di Santa Teresa d’Avila, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini custodito in Santa Maria della Vittoria, episodio artistico che trasporta direttamente i visitatori nell’immaginario mistico barocco della Spagna cattolica, e quella del re Filippo IV, magnificamente forgiata da Bernini e Lucenti per la Basilica di Santa Maria Maggiore, allegoria della protezione della Chiesa da parte della monarchia iberica nel Seicento.
Il lungo viaggio nella Roma spagnola tocca anche il Collegio Spagnolo di Palazzo Altemps, il ritratto di Innocenzo X realizzato da Velázquez per la Galleria Doria Pamphilj, e la casa quattrocentesca del nobile valenciano Don Pedro Vaca, testimone architettonico di una convivenza proficua tra le élite di entrambe le sponde del Mediterraneo. Il racconto abbraccia poi le tracce della toponomastica, come la via Chacón, e gli itinerari dei commerci, con il Monte Testaccio formato dall’accumulo dei cocci di anfore dell’olio andaluso, materia prima essenziale per la vita quotidiana dell’antica Roma.
La mostra non si limita a celebrare un passato glorioso, ma offre una vera mappa dinamica di una storia fatta di relazioni, scambi, migrazioni e contaminazioni. Eventi collaterali, passeggiate guidate e cicli di incontri, dal Rinascimento al Barocco, arricchiscono l’iniziativa e consentono la riscoperta di una dimensione cosmopolita di Roma spesso trascurata nel dibattito pubblico contemporaneo.
“La Spagna a Roma” è il prodotto di una vasta collaborazione tra enti di ricerca, istituti culturali come la Scuola Spagnola di Storia e Archeologia, l’Istituto Cervantes e la Real Academia de España, con il supporto dell’Ambasciata e di progetti europei dedicati all’eredità culturale, a testimonianza di come la diplomazia culturale si faccia strumento di dialogo e conoscenza tra i popoli anche nei giorni nostri. Nell’Urbe, la memoria spagnola emerge come presenza viva, fatta di pietre e opere, ma anche di linguaggi, feste e influenze visibili nella trama delle chiese, dei monumenti e della vita di quartiere.
Il racconto è dunque quello di una città stratificata, nella quale ogni via, statua e luogo di culto racconta la storia di una capitale cosmopolita e di una Spagna che, attraverso il tempo, ha seminato tracce profonde nel cuore della cultura europea e mediterranea. Scoprire la “Roma spagnola” significa riscoprire un patrimonio condiviso, sentire la voce antica dei viaggiatori e degli artisti, degli imperatori e dei santi che ancora oggi vibrano nei marmi, nei bronzi e tra le strade della città eterna.