
La Torre di Marghera di Canaletto, memoria della Venezia periferica
Jayde BrowneCondividi
L’opera La Torre di Marghera di Canaletto, realizzata a olio su tela intorno al 1741, presenta una veduta limpida e perfettamente calibrata della laguna veneziana, dominata dalla presenza dell’antica torre militare di Marghera presso Mestre. In primo piano si staglia la superficie quieta dell’acqua, solcata da imbarcazioni leggere con pescatori intenti alle loro attività; la riva è animata da altre figure che lavorano o si muovono.
Sulla destra, la torre si innalza imponente e solida, con le sue pareti di mattoni ocra, scandite da finestrature verticali e archetti pensili, accanto a semplici costruzioni rurali dal tetto rosso e comignoli svettanti. Il verde della vegetazione fa da contrappunto alla massa architettonica e, alle sue spalle, si intravedono le montagne azzurrine che chiudono la scena. Il cielo limpido e azzurro, percorso da qualche nuvola dorata, abbraccia e amplifica la luminosità diffusa della scena. Il punto di vista è lievemente obliquo rispetto alla linea della riva: la composizione permette di abbracciare in profondità sia il paesaggio d’acqua che quello di terra, in un dialogo arioso tra natura e architettura.
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Analisi formale
La pittura ad olio permette a Canaletto di orchestrare una sinfonia di colori trasparenti e vibranti: il cielo si distingue per le sfumature di blu Prussia e azzurro chiaro, sfruttando gradazioni di bianco e grigio che modulano la luce atmosferica secondo un effetto di “velatura” tipico della scuola veneziana.
La torre è resa con tocchi di ocra, rosso veneziano e marroni caldi, con pennellate precise che simulano l’effetto della luce solare sulle superfici. Gli edifici e il fogliame si accendono di verdi e gialli che riflettono la vitalità della laguna. Canaletto dimostra una straordinaria capacità nel trattare la luce: il sole alto genera ombre brevi e nitide che mettono in evidenza la volumetria delle architetture e la trasparenza delle acque.
Le figure umane e le barche sono delineate da tocchi rapidi ma efficaci, che suggeriscono movimento senza mai appesantire la composizione. L’equilibrio è garantito dall’orizzontalità dominante, bilanciata dalla verticalità della torre e dai cenni curvi degli arbusti. Il ritmo visivo viene scandito dalla disposizione delle figure, dalle diagonali delle barche e dalla scansione dei colori che si tramutano in accenti di luce e ombra lungo tutta la tela.
Analisi iconografica
La torre di Marghera incarna la memoria storica del territorio veneziano, una presenza difensiva che diventa elemento identitario e simbolico, soprattutto perché l’edificio era stato già all’epoca percepito come “relitto” della storia.
Le imbarcazioni con pescatori e le figure sulla riva non compiono gesti straordinari ma svolgono mansioni ordinarie, sottolineando la laboriosità del vivere lagunare. Gli oggetti della scena come reti, remi, attrezzi, dialogano con gli elementi naturali e architettonici, raccontando il ritmo scandito dall’acqua, dal lavoro e dalla natura. Non emergono riferimenti mitologici o religiosi diretti, ma piuttosto una sacralizzazione del paesaggio e della vita comune. La funzione narrativa del dipinto risiede nella trascrizione di un angolo marginale di Venezia, lontano dalle vedute fastose e dai simboli del potere.
Analisi iconologica
La scelta di Canaletto di dedicarsi a un soggetto periferico, con accuratezza e dignità, rivela una sensibilità illuminista che mira a valorizzare il reale nella sua totalità, senza gerarchie tra monumento e luogo ordinario. La torre di Marghera, immortalata prima della demolizione del 1808, si trasforma in segno della fragilità e della trasformazione del paesaggio, un monito sulla necessità di preservare la memoria tramite l’opera d’arte.
In quest’opera si coglie una visione democratica della città, in cui anche i luoghi non celebrati sono degni di essere eternati. Il messaggio è quello di una bellezza diffusa e silenziosa, di una Venezia che si nasconde nei dettagli e nelle vite comuni.
Analisi stilistica e confronto
L’opera si colloca nel grande filone del vedutismo veneziano, da cui Canaletto eredita la passione per la prospettiva e la precisione ottica, ma se ne distingue per la sensibilità pittorica e la modernità nella gestione della luce e del colore.
Rispetto ai predecessori come Carlevarijs o ai contemporanei come Bellotto e Guardi, questo dipinto si caratterizza per la trasparenza atmosferica, la mobilità della luce e la capacità di rendere monumentali anche soggetti umili e marginali. La scelta di una veduta dal vero, impaginata con assoluta fedeltà e animata dalla vita comune, segna un superamento del vedutismo celebrativo e un’apertura verso il pittoricismo moderno. L’innovazione sta proprio nel realismo ottico e nell’audacia cromatica, che costruiscono una scena a metà tra il documento e la poesia.
Valutazione critica e sintesi finale
La Torre di Marghera si distingue per la perfezione tecnica, la coerenza stilistica e la forza espressiva: ogni dettaglio cromatico e luminoso concorre a creare un’immagine equilibrata e armoniosa. L’opera rappresenta una testimonianza della capacità dell’arte di salvare la memoria di luoghi in via di estinzione. A livello visivo e concettuale, la tela restituisce una Venezia periferica e vera, dove la monumentalità convive con la semplicità ordinaria, in una sintesi sublime tra reale e ideale.
Canaletto, dipingendo la torre di Marghera, invita lo spettatore a guardare oltre gli stereotipi, e a scoprire il fascino delle piccole cose.