
Seconda guerra mondiale area del Pacifico di Franklin Scott: narrazione del conflitto
Jayde BrowneCondividi
L’opera Seconda guerra mondiale area del Pacifico di Franklin Scott offre una rappresentazione dettagliata e dinamica del teatro bellico che si estendeva attraverso l’Oceano Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale.
Pur essendo una mappa, questa opera si distingue per la sua capacità di trasformare l’informazione geografica in una narrazione visiva coinvolgente. L’immagine racchiude un ampio panorama di isole, rotte navali e siti di battaglia, integrando elementi naturali e umani. Emergono dettagli come navi, aerei o indicazioni di movimenti militari che creano un senso di tensione strategica e mobilitazione. L’atmosfera complessiva trasmette la vastità e la drammaticità del conflitto, offrendo allo spettatore un’esperienza che unisce precisione storica e impatto visivo.
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Stile
Questa grande carta a colori che pone l’Oceano Pacifico al centro della scena, incorniciato dall’Asia a ovest e dalle Americhe a est, rispecchia lo stile cartografico-artistico tipico della metà del XX secolo. Franklin Scott, consapevole dell’importanza informativa del proprio lavoro, propone una lettura che coniuga rigore topografico e narrazione visiva. L’opera privilegia la chiarezza e la rapidità di comprensione, senza rinunciare a elementi grafici capaci di catturare l’attenzione. Lo stile bilancia efficacemente elementi funzionali e suggestivi, restituendo l’urgenza storica del momento insieme a una visione complessiva del teatro di guerra.
Colore e illuminazione
Il primo elemento che colpisce è la vividezza dei colori: il mare è rappresentato da un blu intenso, mentre i continenti emergono con tonalità contrastanti: il giallo ocra per l’Unione Sovietica e la Cina, il rosa per gli Stati Uniti e il Canada, l’arancione caldo per l’Australia. Le isole, disseminate nello spazio oceanico, assumono sfumature gialle e arancioni che ne evidenziano la posizione strategica.
Linee verdi e nere, percorse da frecce, disegnano le rotte delle offensive giapponesi e delle controffensive alleate. Le aree contornate mettono in evidenza l’estensione massima del controllo giapponese nel 1942 e la successiva ritirata fino al 1945. I simboli, le croci nere e rosse per le sconfitte rispettivamente giapponesi e americane, e i quadrati colorati con nomi e date delle battaglie, guidano lo sguardo attraverso i momenti cruciali della guerra: Pearl Harbor, Midway, Guadalcanal, Iwo Jima, Okinawa.
Gestione degli spazi
Scott gestisce lo spazio con maestria, calibrando profondità e prospettiva nel linguaggio bidimensionale tipico delle mappe. L’uso della scala e della posizione degli elementi suggerisce le enormi distanze e variazioni geografiche che caratterizzano il Pacifico. L’organizzazione dello spazio bilancia la presenza di grandi aree di oceano con insiemi di isole e dettagli strategici, facilitando l’orientamento e il riconoscimento delle zone più rilevanti. L’inserimento dei testi, simboli e segnalazioni segue un ordine gerarchico che conduce lo sguardo in modo naturale tra le informazioni principali e quelle secondarie.
Composizione e inquadratura
La mappa è un racconto visivo del conflitto nel Pacifico. Per approfondire alcuni episodi, sono inclusi riquadri disposti lungo i margini: vediamo l’isola di Oahu con l’attacco a Pearl Harbor, le Filippine con la battaglia di Manila, Guadalcanal, Saipan, Okinawa, Tarawa e Iwo Jima. Ognuno di questi inserti, con le isole rappresentate in giallo, offre una prospettiva ravvicinata degli scenari di sbarco e combattimento.
In basso a destra compare un box di testo esplicativo, che racconta le fasi principali della guerra nel Pacifico e spiega al lettore il significato delle linee e dei simboli. L’impatto complessivo è quello di un’opera chiara, didattica e dinamica, e la resa grafica immediata trasforma dati complessi in una narrazione accessibile a tutti.
Tecnica e materiali
L’opera è realizzata probabilmente come stampa litografica; questo è deducibile dalla resa cromatica uniforme, con campiture piatte e contorni netti. Negli anni ’50, infatti, per le mappe di grande formato a colori come questa, le tecniche più diffuse erano la litografia offset e la stampa tipografica con lastre a colori.
Gli inchiostri impiegati offrono colori vividi e stabili, essenziali per una lettura chiara e duratura. Il processo creativo unisce disegno accurato, incisione e colorazione, mostrando un equilibrio tra precisione tecnica e sensibilità estetica, contribuendo a creare un documento visivo di grande impatto.