Roma, tesoro del Quattrocento riemerge dagli scavi di Piazza Venezia
Jayde BrowneCondividi
Nel cuore di Roma, gli scavi per la nuova stazione della Metro C a piazza Venezia si sono trasformati ancora una volta in una sorprendente finestra sul passato della città. Archeologi e tecnici hanno portato alla luce un piccolo tesoro rinascimentale: tre medaglie in bronzo con l’effigie di papa Paolo II, nato Pietro Barbo, pontefice dal 1464 al 1471. Questi reperti, accuratamente occultati all’interno di un vaso di terracotta, si trovavano nelle fondamenta originarie del Palazzetto Venezia e sono databili con precisione al 1467, anno in cui fu avviata la costruzione dell’edificio. La scoperta avviene in uno dei punti più emblematici dell’Urbe, dove le testimonianze di epoche diverse convivono in un palinsesto urbano che affonda le radici nell’antichità classica, nel Medioevo e nel Rinascimento.
La pratica di nascondere monete e medaglie nelle fondamenta di palazzi e chiese era diffusa nella Roma tardo quattrocentesca, un rituale augurale volto ad attirare fortuna e prosperità sulle nuove costruzioni. L’archeologa Marta Baumgartner, responsabile scientifico dello scavo, ha sottolineato che si tratta di una tradizione antica che si ritrova persino oggi nella moderna edilizia privata, segno di come il gesto simbolico abbia attraversato i secoli. Occultare oggetti metallici durante le fasi di fondazione aveva un significato propiziatorio: le effigi di papa Paolo II, artefice di importanti opere urbanistiche nella capitale, testimoniano la volontà di legare il destino della nuova struttura alla protezione spirituale e al favore pontificio.
Il ritrovamento permette di datare con certezza non solo la fondazione del Palazzetto Venezia, ma anche di ricostruire la sequenza dei lavori che portarono alla sistemazione della piazza e, nei secoli successivi, alla costruzione del Vittoriano. La struttura originaria fu spostata agli inizi del Novecento proprio per consentire la realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II, altro importante capitolo nella storia urbanistica di Roma. Le medaglie sono dunque un vero e proprio indizio lasciato dai costruttori del passato, utile agli studiosi per chiarire le tappe e le pratiche delle grandi opere pubbliche rinascimentali.
Attorno al Palazzetto Venezia e nell’area della piazza, gli scavi archeologici hanno restituito, negli ultimi mesi, una moltitudine di reperti stratificati: il suolo romano si rivela come un archivio vivente, in cui si intrecciano resti di insulae imperiali, strade di epoca medievale, fornaci per il marmo e oggetti quotidiani delle famiglie che abitarono la zona nei secoli. Il cantiere appare come uno straordinario laboratorio di ricerca, dove pubblico e privato collaborano per tutelare e valorizzare il patrimonio archeologico, integrando le nuove scoperte nella narrazione museale della città. Secondo Luigi La Rocca, capo Dipartimento tutela del Ministero della Cultura, il corretto indirizzo scientifico degli scavi ha permesso di coniugare la realizzazione di opere moderne con “la ricerca e la valorizzazione dei tesori nascosti di Roma”, riconoscendo il senso profondo della tutela come restituzione alla comunità cittadina e ai numerosi turisti di storia, bellezza e identità.
Il tesoretto emerso testimonia la profondità della stratificazione storica di Roma, dove edifici moderni si affiancano e si sovrappongono a strutture antiche e medievali. Nuove analisi hanno permesso di mappare le fasi costruttive, datare le fondazioni e attribuire alle diverse epoche i materiali e le tecniche impiegate: dalla terracotta del contenitore, alla composizione delle medaglie, ogni dettaglio restituisce un tassello fondamentale nel grande mosaico della storia urbana. Gli archeologi evidenziano quanto sia importante procedere nello studio e nella catalogazione dei reperti, tanto più in un’area nevralgica come piazza Venezia, crocevia monumentale tra Colosseo, Campidoglio, Teatro di Marcello, Fori Imperiali e Torre Argentina.
Le attività di scavo hanno aperto nuove prospettive sulla vita popolare nella Roma di età imperiale. Sono stati identificati complessi residenziali a più piani, probabilmente destinati a famiglie di ceto modesto e botteghe artigiane. Tracce di antiche fornaci e frammenti di vie medievali raccontano la metamorfosi del quartiere nei secoli, con l’evolversi del tessuto urbano e delle abitudini sociali. La stratificazione dell’area, arricchita a ogni sondaggio, diventa così uno specchio fedele dell’evoluzione di Roma, offrendo agli studiosi e ai cittadini una chiave di lettura privilegiata per comprendere la città nella sua complessità dinamica.
Particolarmente significativa è la collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma, i tecnici delle società che curano i lavori della metropolitana e il Ministero della Cultura. Grazie a questo lavoro di squadra, le scoperte saranno integrate nella futura stazione della Metro C, con esposizioni permanenti che permetteranno ai residenti e ai visitatori di ammirare i reperti nel loro contesto originario. Secondo le istituzioni coinvolte, questa operazione rappresenta il senso autentico della tutela: non solo conservare il passato, ma renderlo accessibile e vivo per le generazioni future.
La scoperta delle medaglie bronzee del ‘400 si inserisce in una lunga serie di ritrovamenti che continuano a uscire dal sottosuolo capitolino. Ogni oggetto, ogni strato scavato, diventa una testimonianza concreta che aiuta a ricostruire abitudini, riti e pratiche della Roma che fu. La funzione rituale del tesoretto rafforza la narrazione di una città consapevole della propria identità, capace di tramandare gesti simbolici che ancora parlano al presente. Questi ritrovamenti sono anche il risultato di una pianificazione attenta, che vede la realizzazione di grandi opere pubbliche dialogare con il rispetto per la storia e la sua conservazione.
L’attenzione scientifica va ora alla catalogazione, all’analisi dei materiali e alla preparazione delle future esposizioni: il tesoretto sarà presentato nella nuova stazione come simbolo della fortuna e della capacità di Roma di rigenerarsi nel tempo, valorizzando ogni suo frammento. Le medaglie, pulite e restaurate, torneranno a essere testimonianza tangibile dei fasti pontifici e della cultura rinascimentale della città. I cittadini e i turisti potranno così vivere in prima persona il racconto di una scoperta che, pur minuscola, rivela la grandezza e la profondità della Capitale.