Pianta dell'antica città di Siracusa di Joannem Faure: esempio di vertice tecnico ed estetico della cartografia francese Settecentesca

Pianta dell'antica città di Siracusa di Joannem Faure: esempio di vertice tecnico ed estetico della cartografia francese Settecentesca

Jayde Browne

La Pianta dell'antica città di Siracusa, realizzata da Joannem Faure intorno alla metà del 1700, rappresenta un documento cartografico di straordinario valore artistico e documentario, che ritrae l'antica città siciliana durante il periodo di massimo sviluppo della cartografia francese del XVIII secolo. L'incisione presenta una veduta planimetrica dettagliata di Siracusa, abbracciando tanto il nucleo urbano dell'isola di Ortigia quanto i quartieri della terraferma, immortalando la morfologia urbana della città. La composizione cartografica trasforma il tessuto urbano in un intreccio geometrico dove le strade, le piazze e gli edifici principali si dispongono secondo un ordine visivo che celebra l'organizzazione civica della città. Gli elementi decorativi che accompagnano la rappresentazione topografica includono cartigli elaborati, stemmi e riferimenti simbolici che arricchiscono la superficie dell'incisione. L'atmosfera complessiva riflette l'interesse illuminista per la documentazione scientifica del territorio.

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Stile

L'opera si inserisce nella tradizione della cartografia francese del XVIII secolo, periodo nel quale la Francia raggiunse vertici tecnici ed estetici nella produzione di mappe e piante urbane sotto l'impulso delle istituzioni scientifiche parigine e dell'interesse illuminista per la conoscenza geografica. La città di Siracusa era stata rappresentata in una precedente mappa, da cui Faure potrebbe aver tratto ispirazione: la celebre rappresentazione topografica di Vincenzo Mirabella del 1613, pubblicata nella sua opera La dichiarazione della pianta delle antiche Siracuse. Quest’ultima costituisce il primo tentativo moderno di ricostruzione della Siracusa classica, basato su fonti letterarie, archeologiche e storiche, ma ancor privo di una base topografica sistematica. Mentre la pianta di Mirabella riflette una visione erudita e archeologica, proiettata nel passato greco-romano della città, quella di Faure documenta la morfologia urbana contemporanea con strumenti tecnici più evoluti, segnando il passaggio dalla rappresentazione ideativa a quella scientifica del territorio. Il confronto tra le due opere evidenzia il progresso delle tecniche cartografiche nell’arco di un secolo e mezzo, ma anche il mutamento di finalità: dall’interpretazione storica all’analisi urbanistica, dall’immaginazione antiquaria alla misurazione oggettiva dello spazio urbano.  La tecnica utilizzata rivela la maestria degli incisori francesi di quel periodo nel tradurre informazioni topografiche complesse in rappresentazioni bidimensionali di immediata leggibilità, utilizzando convenzioni grafiche consolidate dalla tradizione europea ma arricchite da innovazioni stilistiche originali. La produzione cartografica francese del XVIII secolo, infatti, era caratterizzata dall'eccellenza tecnica degli incisori che operavano sotto la supervisione delle istituzioni scientifiche e geografiche parigine, garantendo standard qualitativi elevati che resero celebri le mappe francesi in tutta Europa.

Colore e illuminazione

La palette cromatica dell'opera si basa sulla monocromia caratteristica dell'incisione su rame, dove le variazioni tonali vengono ottenute attraverso la modulazione della densità e della profondità delle linee incise. L'assenza di colorazione policroma tipica di alcune produzioni cartografiche contemporanee viene compensata da un sapiente uso del chiaroscuro, ottenuto mediante la variazione dello spessore dei tratti e la densità del reticolo incisorio. L'illuminazione segue principi funzionali che evidenziano gli elementi urbanistici di maggiore rilevanza attraverso contrasti di intensità che guidano l'occhio dell'osservatore nella lettura della pianta cittadina. Le zone di maggiore densità edilizia si caratterizzano per un'intensità grafica superiore che suggerisce la complessità del tessuto urbano, mentre gli spazi aperti e le aree portuali si distinguono per una trattazione più leggera che evoca la trasparenza dell'acqua e l'ampiezza degli spazi pubblici. La distribuzione luminosa crea una gerarchia visiva che sottolinea l'importanza relativa dei diversi quartieri e monumenti.

Gestione degli spazi

La rappresentazione spaziale si organizza secondo i principi della proiezione cartografica planimetrica, dove la tridimensionalità urbana viene tradotta in una visione bidimensionale che mantiene le proporzioni e le relazioni spaziali reali. La profondità viene suggerita attraverso la sovrapposizione degli elementi edilizi e la variazione dell'intensità grafica, creando un senso di stratificazione che riflette la complessità morfologica della città antica. La distribuzione degli elementi nello spazio segue criteri di accuratezza topografica senza trascurare le esigenze di equilibrio visivo. L'organizzazione spaziale rivela la capacità dell'incisore di tradurre la complessità urbana siracusana in una rappresentazione comprensibile che rispetta tanto la precisione geometrica quanto l'armonia compositiva. La gestione dello spazio cartografico dimostra quindi la maturità raggiunta dalla cartografia settecentesca nel rendere leggibili le informazioni territoriali complesse attraverso convenzioni grafiche raffinate.

Composizione e inquadratura

La composizione si struttura secondo un equilibrio che pone al centro della rappresentazione l'isola di Ortigia, nucleo storico originario della città greca, mentre i quartieri della terraferma si distribuiscono armoniosamente nell'area circostante creando una visione d'insieme che rispetta le gerarchie urbanistiche storiche. L'inquadratura territoriale abbraccia l'intera estensione urbana di Siracusa, dalle fortificazioni portuali alle espansioni moderne, offrendo una panoramica completa che documenta lo sviluppo diacronico della città attraverso le diverse stratificazioni architettoniche. La disposizione degli elementi decorativi segue principi di simmetria che rivelano l'influenza dell'estetica classica francese, mentre il cartiglio e il nome dei luoghi si distribuiscono secondo una logica che rispetta sia le esigenze informative che quelle di armonia visuale. La scelta compositiva enfatizza la continuità tra il patrimonio greco antico e lo sviluppo urbano moderno, offrendo una lettura storica della città che ne celebra tanto l'eredità classica quanto la vitalità contemporanea.

Tecnica e materiali

L'opera è realizzata mediante incisione su rame, tecnica che nel XVIII secolo aveva raggiunto in Francia vertici di perfezione tecnica ed estetica grazie alla maestria degli artigiani parigini e alla qualità degli strumenti utilizzati. Il supporto cartaceo di alta qualità, caratteristico della produzione editoriale francese del periodo, garantiva stabilità dimensionale e resistenza all'uso prolungato. L'incisione su rame permetteva la riproduzione di dettagli minuziosi e la modulazione di linee di diverso spessore, caratteristiche fondamentali per la rappresentazione accurata del tessuto urbano complesso di una città stratificata come Siracusa. Gli strumenti utilizzati includevano bulini di diverse dimensioni per ottenere variazioni lineari appropriate alla rappresentazione di elementi architettonici differenti, dalla grande scala delle fortificazioni al dettaglio delle singole abitazioni. Questi elementi tecnici contribuiscono al risultato finale conferendo all'opera quella particolare alta qualità grafica che distingue la cartografia artistica del periodo.

L'opera di Joannem Faure rappresenta un esempio significativo di come la cartografia settecentesca sapesse trasformare la documentazione territoriale in occasione di ricerca estetica, dimostrando che anche la rappresentazione scientifica dello spazio urbano poteva raggiungere dimensioni artistiche di grande raffinatezza.

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