"Munch e la rivoluzione espressionista" arriva a Mestre tra capolavori e contemporaneità

"Munch e la rivoluzione espressionista" arriva a Mestre tra capolavori e contemporaneità

Jayde Browne

Dal 29 ottobre al 1° marzo 2026, il Centro Culturale Candiani di Mestre ospita una mostra straordinaria che pone al centro Edvard Munch e la sua influenza sulla storia dell’arte del Novecento. Curata da Elisabetta Barisoni, l’esposizione si presenta come un viaggio nelle emozioni e nei linguaggi visivi che hanno accompagnato la rivoluzione espressionista, attraversando le opere del celebre pittore norvegese e dei grandi maestri a lui contemporanei, fino a giungere agli artisti di oggi.

Munch fu l'artista che seppe tradurre in segni instabili, colori vibranti e linee taglienti le inquietudini profonde del suo tempo. Arrivato dalla lontana Norvegia, l’autore di capolavori come “Chiaro di luna” e “Two Old Men” visse intensamente le contraddizioni dell’epoca, lasciando un'impronta indelebile sia sugli artisti della sua generazione che su quelli attivi nella seconda metà del Novecento. La mostra racconta come il linguaggio di Munch abbia aperto la strada a una nuova sensibilità espressiva, cambiando radicalmente la cultura visiva europea e occidentale.

Le sale rinnovate del museo accolgono un confronto serrato tra le opere grafiche di Munch e quelle di nomi che hanno segnato il XX secolo. Provengono in parte dalle collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, che conserva esemplari di grafica eseguiti a puntasecca, acquatinta, acquaforte e litografia. Accanto alle creazioni di Munch, il visitatore scopre le maschere grottesche di James Ensor e le incisioni taglienti di Max Beckmann, artista rappresentato con ben 29 opere per merito di una significativa donazione del 2022. Brutalità e forza espressiva emergono anche nelle opere di Ugo Valeri, Otto Dix, Christian Rohlfs e Alberto Martini, capaci di scavare nell’animo umano attraverso la materia e la deformazione audace delle figure.

La rassegna racconta l’eredità del “urlo espressionista” di Munch, rileggendola nelle sperimentazioni di Renato Guttuso, nelle azioni radicali di Marina Abramovic e nelle riflessioni sul rapporto tra identità e denuncia di Shirin Neshat. Scorrono nei nuovi spazi i teschi di Mike Nelson e Brad Kalhamer, recentemente donati da Gemma De Angelis Testa alla Galleria di Ca’ Pesaro, a testimoniare come la potenza del segno espressionista riecheggi ancora nell’arte contemporanea. Il percorso artistico tracciato dalla mostra mette in evidenza la continuità e l’attualità della ricerca avviata da Munch, il cui lascito vive nei lavori dei protagonisti delle ultime generazioni, nelle provocazioni e nelle inquietudini globali.

Il progetto attinge alle collezioni grafiche di Ca’ Pesaro, dove il confronto tra Munch e Ensor, Beckmann, Dix e Martini disegna un fil rouge critico sulla rappresentazione dell’inquietudine, della paura e del lato oscuro dell’esistenza. La mostra non si limita a restituire la carica emotiva di Munch ma la sviluppa nel contesto di una Venezia cosmopolita, crocevia di donazioni, scambi e nuove sperimentazioni che abbracciano secoli diversi e storie personali lontane. “Two Old Men” riemerge come pietra miliare accanto alle prime incisioni, dimostrazione di una visione che stordisce osservatori e artisti, coinvolgendo il pubblico in un dialogo serrato tra passato, presente e futuro.

Il Centro Candiani si conferma come spazio di indagine e riflessione sulle grandi personalità artistiche del '900 dopo aver ospitato mostre dedicate a Kandinsky, Matisse e alle avanguardie. L’appuntamento con Munch, artista che fece della sofferenza e della solitudine una poetica universale, rappresenta un momento fondamentale per comprendere la portata rivoluzionaria dell’Espressionismo. L’intreccio tra le opere di Munch e quelle di Ensor, Beckmann, Dix, Martini, Guttuso, Abramovic, Neshat e Nelson porta in scena un racconto multidisciplinare sulle inquietudini umane, rilanciando Mestre tra i poli di riferimento per la cultura contemporanea.

Il viaggio proposto abbraccia epoche e linguaggi, dall’incontro con le avanguardie storiche al dialogo con le voci più radicali della modernità. Opere grafiche, pittoriche, performance e installazioni si delineano come testimonianze vitali dell’eredità munchiana, ragionando sulla persistenza del trauma nella cultura visiva occidentale. La scelta di Mestre come luogo di confronto e approfondimento consente di esplorare in modo vivo e diretto la forza del segno espressionista, interrogando il pubblico sulle ragioni della sua attualità e del suo fascino duraturo.

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