
Mappa dell'Abruzzo medievale di Langenes, viaggio tra monti e borghi
Jayde BrowneCondividi
L'Aprutium di Barent Langenes rappresenta una delle più raffinate testimonianze cartografiche dell'Abruzzo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Questa piccola incisione su rame raffigura la regione abruzzese affacciata sul Golfo di Venezia, pubblicata per la prima volta nel Caert-Thresoor nel 1598 e successivamente ripubblicata da Petrus Bertius nelle sue Tabularum Geographicarum a partire dal 1600. La mappa presenta il territorio con una nomenclatura latina che riflette le conoscenze geografiche dell'epoca, mostrando la regione attraverso una rappresentazione che combina rigore scientifico e sensibilità artistica tipica della cartografia olandese del periodo.
Questo documento cartografico si distingue per la sua capacità di condensare in uno spazio ridotto una quantità considerevole di informazioni geografiche e topografiche. Le montagne appenniniche sono rappresentate attraverso una stilizzazione grafica che ne evidenzia la presenza dominante nel paesaggio abruzzese, mentre la costa adriatica viene delineata con particolare attenzione ai dettagli portuali e alle caratteristiche morfologiche del litorale. La rappresentazione urbana include i principali centri abitati dell'epoca, fornendo un quadro completo della distribuzione demografica e dell'importanza strategica dei diversi insediamenti.
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Stile
Barent Langenes operava come editore e incisore olandese a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, stabilendo la sua attività a Middleburg nei Paesi Bassi. Il suo approccio stilistico riflette i canoni della cartografia rinascimentale nordeuropea, caratterizzata da una particolare attenzione alla funzionalità pratica unita a una ricercata eleganza estetica. La mappa appartiene al Caert-Thresoor, un atlante tascabile che stabilì nuovi standard per gli atlanti minori dell'epoca, rappresentando un perfetto equilibrio tra accessibilità commerciale e qualità artistica.
Lo stile grafico adottato si inserisce nella tradizione cartografica olandese del periodo, che privilegiava la chiarezza informativa senza rinunciare agli elementi decorativi. L'influenza della scuola fiamminga è evidente nella precisione del tratteggio e nella cura dei dettagli, mentre l'approccio metodologico rispecchia i progressi della geografia scientifica rinascimentale. La rappresentazione segue i modelli consolidati della cartografia europea del tempo, con particolare riferimento alle convenzioni stabilite dai grandi maestri come Mercatore e Ortelius.
Colore e illuminazione
La palette cromatica della mappa si basa sui toni naturali dell'incisione su rame, dove l'assenza di colori aggiunti esalta la purezza del segno grafico. L'opera presenta alcune discromie brune tipiche dell'invecchiamento della carta, che conferiscono al documento un fascino particolare e testimoniano la sua autenticità storica. Il contrasto tra le aree incise e quelle lasciate bianche crea un gioco di luci e ombre che definisce efficacemente la morfologia del territorio.
L'illuminazione virtuale della mappa segue convenzioni stilistiche consolidate, dove le zone montane sono rese attraverso un tratteggio più denso che simula l'ombreggiatura naturale dei rilievi. Le aree pianeggianti e costiere mantengono invece una luminosità maggiore, creando una gerarchia visiva che facilita la lettura del documento. Questa tecnica permette di distinguere immediatamente le diverse caratteristiche geografiche del territorio abruzzese, dalle vette appenniniche alle distese costiere dell'Adriatico.
Gestione degli spazi
La gestione spaziale della mappa rivela una notevole maestria nell'organizzazione delle informazioni geografiche all'interno del formato ridotto dell'atlante tascabile. La mappa riesce a contenere una rappresentazione completa del territorio abruzzese, dimostrando l'abilità tecnica dell'incisore nel sintetizzare efficacemente i dati cartografici disponibili. La prospettiva adottata è quella tipica della cartografia rinascimentale, con una visione zenitale che permette una rappresentazione oggettiva del territorio.
La distribuzione degli elementi nello spazio segue criteri di funzionalità e leggibilità, con le denominazioni toponomastiche posizionate strategicamente per non interferire con la comprensione della morfologia territoriale. La rappresentazione della profondità è affidata alla tradizionale tecnica dell'ombreggiatura delle montagne, che crea un effetto tridimensionale efficace nonostante la bidimensionalità del supporto. Il mare Adriatico viene rappresentato attraverso linee parallele che ne indicano chiaramente l'estensione e la presenza.
Composizione e inquadratura
La composizione dell'Aprutium rivela una struttura equilibrata che ottimizza l'utilizzo dello spazio disponibile. L'inquadratura geografica comprende l'intero territorio abruzzese, dalle vette più elevate dell'Appennino fino alla costa adriatica, offrendo una visione completa e funzionale della regione. Il centro compositivo è occupato dalle masse montuose centrali, che fungono da elemento di riferimento visivo e geografico per l'orientamento del lettore.
La presenza di graduazioni di latitudine sul bordo destro della mappa, aggiunte in una seconda versione, dimostra l'evoluzione tecnica del documento e l'attenzione crescente verso la precisione scientifica. Gli elementi testuali sono distribuiti con armonia, evitando sovrapposizioni che potrebbero compromettere la leggibilità. La scelta dell'inquadratura permette di mantenere un rapporto proporzionale tra le diverse zone geografiche, senza privilegiare eccessivamente alcuna area specifica del territorio rappresentato.
Tecnica e materiali
La mappa è realizzata attraverso la tecnica dell'incisione su rame, eseguita da Petrus Kaerius (Pieter van den Keere), uno dei più abili incisori del periodo. Questa tecnica permetteva di ottenere una precisione nel tratteggio e una finezza di dettaglio superiori rispetto ad altre metodologie dell'epoca. Il supporto cartaceo, tipico delle pubblicazioni dell'epoca, ha mantenuto nel tempo le sue caratteristiche principali, pur mostrando i segni naturali dell'invecchiamento.
La modalità esecutiva riflette gli standard qualitativi elevati della produzione cartografica olandese del periodo. L'opera appartiene al Caert Thresoor pubblicato per la prima volta nel 1599 da Cornelis Claesz ad Amsterdam, con successive edizioni che raggiunsero un totale di dodici apparizioni tra il 1598 e il 1650. La tecnica incisoria permette di apprezzare la varietà di segni utilizzati per differenziare gli elementi geografici: dai tratteggi paralleli per il mare alle linee curve per rappresentare i profili montani, fino ai caratteri tipografici accuratamente intagliati per i toponimi.
La qualità tecnica dell'esecuzione si manifesta nella capacità di mantenere la leggibilità nonostante le dimensioni ridotte, caratteristica fondamentale per un atlante destinato all'uso pratico e alla diffusione commerciale. La durabilità dell'incisione su rame ha permesso le numerose ristampe dell'opera, garantendo la diffusione di questo prezioso documento cartografico che rappresenta una testimonianza fondamentale della conoscenza geografica dell'Abruzzo tra XVI e XVII secolo.