La mappa di Dura-Europos
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La mappa di Dura-Europos è una straordinaria finestra sul mondo antico, una testimonianza tangibile del potere romano nell’Oriente del III secolo d.C. Creata intorno al 230 d.C., quando la Cohors XX Palmyrenorum, un’unità militare romana, stazionava nella regione, la mappa rappresenta l’immagine di un periodo di supremazia imperiale. Seguendo i percorsi e le rotte che attraversavano regioni come Artaxata (oggi Feodosia, in Crimea), possiamo comprendere meglio come l’Impero gestiva i propri territori poco prima che eventi come le invasioni gotiche e la sconfitta nella battaglia di Edessa nel 260 d.C. iniziassero a incrinarne il dominio.
Un tesoro nascosto della cartografia: la “mappa dello scudo” e la sua vera natura
Per lungo tempo, il frammento è stato conosciuto come la "mappa dello scudo", perché si credeva che fosse parte del rivestimento di cuoio di uno scudo romano. Tuttavia, la teoria di Franz Cumont ha completamente ribaltato tale interpretazione. La mappa, secondo Cumont, non presenta i fori necessari per fissare elementi metallici né le altre caratteristiche degli scudi rinvenuti nel sito di Dura-Europos. Si tratterebbe dunque di un pinax, ovvero una tavoletta cartografica usata nel mondo antico per rappresentare in modo dettagliato regioni costiere.
La mappa è, dunque, un periplo regionale, ovvero una rappresentazione completa della linea costiera del Ponto Eusino (l’antico Mar Nero) e del Mar d’Azov. Il periplo era un genere cartografico e letterario molto diffuso nel mondo greco e romano, che descriveva accuratamente i porti, le coste e i percorsi marittimi utili alla navigazione. In questo caso, la mappa segue la costa in modo circolare, fornendo dettagli topografici e toponomastici preziosi per i viaggiatori e commercianti dell’epoca.
Un viaggio nel tempo: il ritrovamento della mappa
Scoperta tra il 1920 e il 1930 sotto la "torre degli arcieri" a Dura-Europos, un'antica città sulle rive dell'Eufrate nella moderna Siria, la mappa si rivelò subito un reperto di eccezionale interesse. Dura-Europos, fondata dai Seleucidi nel III secolo a.C., aveva vissuto diverse dominazioni: dai Parti ai Romani, fino alla conquista sasanide nel 256-257 d.C.Gli archeologi la definirono la "Pompei del deserto" per il suo stato di conservazione straordinario, che ha permesso di riportare alla luce una grande varietà di monumenti e reperti, tra cui la mappa.
Una mappa che racconta un mondo di culture intrecciate
I nomi dei luoghi sono scritti in greco, mentre le distanze sono indicate in miglia romane, simboleggiando la fusione tra l’eredità ellenistica e il potere dell’Impero Romano. La sua struttura circolare, tipica del periplo, offre una rappresentazione dettagliata delle coste, con informazioni utili sia per i militari sia per commercianti e navigatori. Ogni toponimo e ogni tratto costiero raffigurato sulla mappa ci parla di un periodo in cui il Mediterraneo orientale era un crocevia di culture, lingue e tradizioni.
Dura-Europos: una città dal carattere cosmopolita
Gli scavi hanno riportato alla luce edifici di culto come una sinagoga affrescata, una delle meglio conservate dell’epoca, e una casa-chiesa cristiana decorata con affreschi che raffigurano scene bibliche, tra cui "Cristo che cammina sulle acque" e il "Buon Pastore".
La città ospitava anche un mitreo, un tempio sotterraneo dedicato al culto del dio Mitra, caratterizzato da un’atmosfera raccolta e affreschi che rappresentano il dio mentre uccide il toro, simbolo di rigenerazione. Tra gli edifici pubblici spiccano il palazzo del Dux ripae, la residenza del comandante militare incaricato della difesa del confine lungo l’Eufrate, e il praetorium, il quartier generale della guarnigione romana. Le iscrizioni sono rinvenute in vari alfabeti – greco, latino, aramaico, persiano – rendendo Dura-Europos un vero centro di incontro tra Oriente e Occidente.
Un'analisi più dettagliata della mappa
La mappa misura circa 0,45 x 0,18 metri e sembra essere stata creata da un soldato della Cohors XX Palmyrenorumper pianificare i movimenti lungo la costa del Mar Nero. Studi recenti hanno permesso di rivalutare la toponomasticarappresentata: per esempio, "Trapezous" potrebbe non riferirsi alla città di Trebisonda, come si pensava, ma al Monte Chatyr-Dag in Crimea. Anche "Arta" potrebbe non essere un'abbreviazione di Artaxata, ma una traslitterazione greca del termine latino "arta" (stretti), forse indicando lo stretto di Kerch. Questi dettagli suggeriscono che la mappa fosse progettata non come un semplice percorso lineare, ma proprio come periplo per descrivere accuratamente la conformazione della costa e i punti chiave della navigazione nel Ponto Eusino. La sua eccezionale conservazione ci ricorda che, nell'antichità, le mappe erano molto più che semplici strumenti: erano opere d’arte, simboli di potere e preziosi scrigni di conoscenza, in cui si intrecciavano le storie e le ambizioni di un mondo in continuo movimento.