
La luce infinita di Giacomo Balla: a Parma la grande mostra sull’universo creativo del Futurismo
Jayde BrowneCondividi
Sarà Parma, dal 10 ottobre al 1 febbraio, a ospitare una delle retrospettive più imponenti mai dedicate a Giacomo Balla: oltre sessanta opere, tutte provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, animeranno gli spazi del Palazzo del Governatore con un percorso che racconta come pochi altri la rivoluzione della pittura italiana tra Ottocento e Novecento. “Giacomo Balla, un universo di luce” è più di una mostra: è un viaggio attraverso decenni di creatività, ricerca e sperimentazione di un artista che ha saputo trasformare il tema della luce in linguaggio universale e fonte inesauribile di ispirazione.
Alla base di questa esposizione c’è un lavoro di studio e valorizzazione che coinvolge studiosi e istituzioni prestigiose, con una curatela di Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini e il contributo di Fondazione Cariparma, Regione Emilia Romagna e Solares Fondazione delle Arti. Fulcro del progetto è il consistente corpus di opere lasciato da Elica e Luce Balla, figlie dell’artista, arricchito dalla selezione di Maurizio Fagiolo dell’Arco in collaborazione con Elena Gigli. Per la prima volta, la più completa raccolta pubblica sulla parabola di Balla lascia la capitale per raccontarsi nella sua interezza, offrendo così al pubblico un’occasione storica e irripetibile.
Si parte dalla stagione del realismo sociale e divisionista, con esempi come “Nello specchio”, ritratto collettivo punteggiato da suggestioni letterarie che conquistò perfino Giacomo Puccini, desideroso di entrarne in possesso. Il percorso si snoda attraverso tredici sale, seguendo un filo sia tematico sia cronologico: dai rapidissimi schizzi per le “file per l’agnello” della Roma stremata dalla guerra, alle scene di umanità urbana immortalate con sguardo partecipe e partecipe dei primi del Novecento. La luce, indagata come fenomeno fisico e metafisico, attraversa ogni fase del lavoro di Giacomo Balla, diventando soggetto, oggetto e metafora della sua pittura.
Non mancano le tracce della passione dell’artista per la nuova società in trasformazione: nel ciclo “Dei viventi”, Balla affronta con occhio antropologico e lirico insieme il tema degli ultimi, dei poveri e degli emarginati, restituendo ai protagonisti di una società in fermento una dignità e una presenza senza precedenti nella pittura italiana. Particolarmente toccante è il dipinto “La pazza”, che offre un ritratto commovente e spiazzante della malattia psichica, mettendo in luce la capacità dell’artista di spingersi fino ai confini delle emozioni umane.
L’impulso verso la sperimentazione emerge dai bozzetti per “Fallimento” e dalle celebri “Compenetrazioni iridescenti”, veri laboratori ottico-dinamici in cui Balla anticipa il cammino verso l’astrazione che caratterizzerà parte della sua parabola futurista. Il suo sguardo sulla realtà si fa sempre più analitico, fino all’invenzione di un nuovo alfabeto visivo per raccontare il contemporaneo, la velocità, l’energia. Un esempio straordinario in mostra è il disegno “Linea di velocità + spazio”, visionario tentativo di dare forma grafica al vortice della trasformazione moderna.
La sezione dedicata al periodo futurista si arricchisce di studi, bozzetti e capolavori come gli schizzi per “I ritmi dell’archetto” o “Le mani del violinista”, memoria di esperienze torinesi e dell’amicizia con Cesare Lombroso, ma soprattutto manifesto di una pittura capace di “rendere la sostanza di un fenomeno evanescente come l’arcobaleno”, per usare le parole di Fagiolo dell’Arco. Balla trasforma le proprie ricerche sulla luce e il colore in astrazione, costruendo tra le primissime esperienze di scomposizione ottica e dinamica in Europa.
Non sono trascurate né la vena patriottica dell’artista, testimoniata dal ciclo delle “Dimostrazioni interventiste”, né l’attenzione alle dinamiche sociali e agli scenari di emergenza della Roma della Seconda guerra mondiale: il dipinto “La fila per l’agnello” offre uno squarcio vivido sulla crisi urbana italiana, osservata dalla finestra dell’abitazione romana di Balla.
L’itinerario espositivo culmina con la fase più matura e tuttora meno conosciuta dell’autore: quella in cui, dagli anni Trenta in avanti, la pittura si rinnova rincorrendo suggestioni dalla fotografia di moda, dal cinema e dallo studio della natura nei parchi e nei giardini romani. Balla resta fedele al suo amore per la luce, che plasma come linfa vitale delle immagini, perfino nei momenti più intimi della propria biografia.
Accompagna la mostra un ricco apparato di fotografie d’epoca, documenti storici e materiali provenienti dall’Archivio Gigli, in grado di ricostruire il contesto culturale, familiare e intellettuale in cui si muoveva l’artista. La sequenza delle sale racconta non solo le evoluzioni stilistiche, ma anche la coerenza di una figura capace di essere sempre al passo con le avanguardie, pur restando fedele a una visione lirica ed emotiva della pittura.
Questo viaggio tra luce, velocità e percezione, tra energia fisica e spiritualità, regala al pubblico la possibilità di scoprire il “Leonardo da Vinci del Novecento”, autore che ha oscillato tra la realtà della strada e l’astrazione del sogno, accompagnando la pittura italiana in uno dei suoi periodi più ricchi di fermento. L’evento di Parma si candida così come una tappa fondamentale per approfondire la storia del Futurismo, del lavoro di Balla e delle sue infinite metamorfosi, tra arte e scienza, analisi sociale e modernità.