La Creazione degli animali di Jacopo Tintoretto. Analisi dell'opera

La Creazione degli animali di Jacopo Tintoretto. Analisi dell'opera

Jayde Browne

La Creazione degli animali è un dipinto realizzato da Jacopo Tintoretto tra il 1550 e il 1553, commissionato per la Scuola della Santissima Trinità a Venezia, dove faceva parte di un ciclo dedicato alle storie della Genesi. Questo ciclo comprendeva anche opere come il Peccato originale e Caino e Abele, oggi esposte nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, mentre un altro dipinto collegato, Adamo ed Eva davanti al Padre Eterno, si trova agli Uffizi di Firenze.

Storia dell'opera

L'opera nasce in un contesto di grande fermento artistico e religioso, con Tintoretto che si ispira a modelli di artisti veneziani come Tiziano, Gerolamo Tessari e Vittore Carpaccio, e che si inserisce nella tradizione delle Scuole Grandi veneziane, confraternite che commissionavano opere di grande valore per le loro sedi. La Scuola della Santissima Trinità era frequentata da pescatori e pescivendoli, e Tintoretto vi realizzò questa tela come parte di un programma iconografico che celebrava la Creazione del mondo.

Analisi dell'opera

La Creazione degli animali mostra Dio nell'atto di creazione degli animali, rappresentati in una composizione dinamica e articolata. La figura del Creatore è al centro della scena, sospesa in un alone di luce intensa, con un gesto perentorio e deciso. Viene raffigurato mentre tende il corpo come una freccia, poggiando i piedi su un tronco di un grande albero verticale e piegando con forza un alberello flessibile vicino al mare, simbolo della sua potenza creatrice e del movimento in atto.

Gli animali sono disposti in serie sovrapposte che suggeriscono un movimento progressivo e ordinato, seguendo una direzione unica. Questa disposizione crea un effetto di profondità e dinamismo, quasi come una sequenza cinematografica che mostra la creazione in evoluzione. Tra gli animali si distingue anche la testa di un unicorno, inserita in modo fotografico ai margini della composizione, che aggiunge un elemento di mistero e fantasia.

La luce gioca un ruolo fondamentale nel dipinto: illumina la figura divina e crea forti contrasti con le zone d'ombra, sottolineando simbolicamente l'eccezionalità dell'evento rappresentato. La gestualità di Dio è drammatica ma al tempo stesso delicata, conferendo alla scena un senso di energia e sacralità.

L'opera testimonia la maestria di Tintoretto nel combinare narrazione biblica, dinamismo compositivo e effetti luminosi, creando un'immagine di grande impatto visivo e spirituale.

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