Le Isole Borromee di Vanvitelli: il Lago Maggiore diventa poesia pittorica settecentesca
Jayde BrowneCondividi
Le vedute delle Isole Borromee rappresentano uno dei cicli più raffinati e poetici dell'intera produzione di Gaspare Vanvitelli, che si cimentò con il paesaggio lacustre lombardo creando una serie di dipinti di straordinaria suggestione. Ispirato dal tempo trascorso al Lago Maggiore, Vanvitelli produsse una serie di dodici dipinti delle Isole Borromee, eseguiti tra il 1684 e il 1718, che catturano la bellezza serena e aristocratica di questo angolo privilegiato delle Alpi.
L'Isola Bella emerge dalle acque cristalline del lago come un gioiello architettonico e paesaggistico, con i suoi giardini terrazzati, il palazzo barocco e i giochi prospettici che trasformano un piccolo lembo di terra in un microcosmo di bellezza artificiale. Il punto di vista scelto dall'artista, dal Golfo di Borromeo, permette di abbracciare l'intera isola in una visione d'insieme che esalta la perfetta integrazione tra natura e cultura, tra il disegno architettonico e l'ambiente lacustre circostante. Piccole imbarcazioni solcano le acque tranquille, figure umane animano discretamente la scena, mentre la luce settentrionale filtra attraverso l'atmosfera umida del lago creando effetti di grande raffinatezza cromatica. L'insieme trasmette quella dimensione di paradiso terrestre che rese le Isole Borromee meta privilegiata del Grand Tour e soggetto prediletto dei vedutisti settecenteschi.
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Stile
Le vedute delle Isole Borromee si collocano nel pieno del vedutismo maturo di Vanvitelli, quando l'artista aveva ormai perfezionato quella sintesi tra precisione topografica e sensibilità poetica che caratterizza le sue opere migliori. Il linguaggio stilistico rivela la formazione fiamminga dell'artista nella minuziosa attenzione ai dettagli architettonici e naturalistici, mentre l'ampiezza compositiva e la sensibilità atmosferica mostrano l'influenza del paesaggio italiano. Gaspar van Wittel era rinomato per le sue vedute o viste panoramiche di città di Venezia e Roma, ma la serie delle Isole Borromee rappresenta una delle sue incursioni più felici nel paesaggio lacustre, genere che richiedeva una diversa sensibilità cromatica e compositiva rispetto alle vedute urbane.
La metodologia operativa mantiene il rigore documentario tipico dell'artista, basato sull'osservazione diretta e sull'utilizzo della camera ottica per ottenere quella precisione prospettica che distingue le sue opere. L'approccio stilistico combina il realismo descrittivo nordico con il gusto italiano per la composizione armoniosa, creando vedute che sono al tempo stesso documenti topografici accurati e opere d'arte di grande fascino estetico. Il periodo storico di riferimento è quello del pieno Barocco, quando il vedutismo si stava affermando come genere autonomo e le destinazioni del Grand Tour iniziavano ad essere sistematicamente documentate dalla pittura di paesaggio.
Colore e illuminazione
La palette cromatica delle vedute delle Isole Borromee si distingue per la predominanza dei toni freddi che caratterizzano il paesaggio lacustre alpino, con gli azzurri e i verdi che dominano la composizione creando un'atmosfera di serena contemplazione. I riflessi dell'acqua sono resi attraverso delicate modulazioni cromatiche che vanno dall'azzurro intenso delle zone d'ombra al grigio argenteo delle superfici che riflettono il cielo, creando quella caratteristica luminosità diffusa tipica dei laghi di montagna.
L'architettura dell'Isola Bella è resa con toni caldi che contrastano piacevolmente con la freddezza delle acque, utilizzando ocre dorate e terre di Siena che esaltano la nobiltà del palazzo Borromeo e dei suoi giardini. La vegetazione è dipinta con una ricca gamma di verdi che spazia dal verde intenso dei cipressi al verde più delicato della vegetazione spontanea, creando una sinfonia cromatica che celebra la ricchezza naturale del paesaggio lacustre. La luce settentrionale, più diffusa e meno contrastata rispetto a quella meridionale delle vedute romane e napoletane, crea un'atmosfera di particolare delicatezza che si riflette nella modulazione cromatica generale dell'opera. Il cielo, spesso coperto da nubi soffici, presenta delicate gradazioni che vanno dal bianco perla al grigio azzurrognolo, contribuendo a creare quell'effetto di luminosità velata caratteristico del clima prealpino.
Gestione degli spazi
La profondità spaziale è costruita attraverso una sapiente articolazione di piani acquei che conducono lo sguardo dalle rive del primo piano verso l'isola, creando un senso di immersione nel paesaggio lacustre. La prospettiva aerea è resa attraverso la progressiva attenuazione dei contrasti e la sfumatura dei contorni, tecnica che Vanvitelli padroneggia perfettamente e che applica con particolare efficacia alla resa dell'atmosfera umida del lago. Il punto di vista dal Golfo di Borromeo permette una visione panoramica che abbraccia l'intera isola, enfatizzando la sua natura di oasi aristocratica emergente dalle acque. La distribuzione degli elementi segue una logica compositiva che alterna pieni e vuoti, con l'isola che si staglia come elemento centrale circondato dall'ampia distesa lacustre.
La gestione degli spazi rivela l'utilizzo di strumenti ottici per ottenere quella precisione prospettica che caratterizza le vedute vanvitelliane, dove ogni elemento trova la sua giusta collocazione spaziale senza artifici o forzature compositive. Le montagne che chiudono l'orizzonte sono rese con delicate sfumature che creano un senso di profondità atmosferica, mentre le acque del lago fungono da elemento unificante che lega tutti gli elementi della composizione in un insieme armonioso.
Composizione e inquadratura
La composizione segue i principi dell'equilibrio dinamico tipici del vedutismo maturo, con l'Isola Bella posizionata leggermente decentrata per creare un ritmo visivo più interessante rispetto alla simmetria perfetta. L'inquadratura panoramica è studiata per includere tutti gli elementi significativi del paesaggio lacustre, dai dettagli architettonici dell'isola fino alle montagne che fanno da sfondo, creando una visione comprensiva che soddisfa sia le esigenze documentarie che quelle estetiche. La distribuzione degli elementi segue una progressione ritmica che alterna masse e vuoti, con le imbarcazioni che fungono da elementi di collegamento tra le diverse zone della composizione.
Il formato orizzontale della tela, più largo che alto, enfatizza l'estensione del paesaggio lacustre e permette di sviluppare quella dimensione panoramica caratteristica delle vedute settecentesche. L'orizzonte è posizionato nella parte superiore della composizione, lasciando ampio spazio alla rappresentazione delle acque che costituiscono l'elemento dominante del paesaggio lacustre. La scelta del punto di vista rivela una strategia compositiva ben meditata che permette di cogliere l'Isola Bella nella sua interezza, enfatizzando il perfetto inserimento dell'architettura barocca nel contesto naturale del lago.
Tecnica e materiali
L'opera è realizzata con tecnica a olio su tela, supporto che permetteva all'artista di ottenere quella finezza cromatica e quella ricchezza di dettagli necessarie per rendere la complessità del paesaggio lacustre. La modalità esecutiva procede da studi preparatori accurati, come testimonia l'esistenza di cinque disegni preparatori conosciuti delle isole, uno dei quali quadrettato per il trasferimento in gesso rosso che ritrae l'isola vista dal Golfo di Borromeo.
La stesura pittorica si sviluppa attraverso velature successive che costruiscono gradualmente gli effetti luminosi e atmosferici. I pigmenti utilizzati comprendono oltremare per i blu delle acque, terre verdi e verderame per la vegetazione, ocre e terre per l'architettura, mentre i bianchi di piombo sono impiegati per le luci e i riflessi sulla superficie dell'acqua. La pennellata varia secondo le esigenze rappresentative, più precisa negli elementi architettonici e più fluida nella resa degli effetti atmosferici e acquei.
La datazione del dipinto al 1715 lo colloca nella piena maturità artistica dell'autore, quando aveva perfezionato quella sintesi tra documentazione topografica e interpretazione poetica, che rende le sue vedute dei veri capolavori.
