La giraffa di Rothschild, di Allegrucci, protagonista dell'Esposizione Internazionale Inequalities
Jayde BrowneCondividi
La Triennale di Milano si trasforma in un punto di riflessione internazionale grazie all’arrivo della monumentale giraffa di Rothschild, opera in cartapesta dell’artista Jacopo Allegrucci, protagonista della serie “La fragilità del futuro” presentata nell’ambito della 24ª Esposizione Internazionale Inequalities. Dal 9 settembre al 6 ottobre 2025, la giraffa accoglie i visitatori all’ingresso, ereditando il posto dall’elefante della Namibia, mentre a seguire arriverà l’ippopotamo, completando la narrazione di una trilogia profondamente simbolica dedicata alle fratture ambientali e sociali che segnano il nostro tempo.
Allegrucci ha scelto di rappresentare animali a rischio di estinzione per generare un impatto emotivo immediato e sollecitare una riflessione collettiva sulle disuguaglianze planetarie. La giraffa di Rothschild, autentica icona della vulnerabilità animale, si distingue per le sue cinque corna e il suo manto più chiaro, con zampe inferiori completamente bianche: dettagli che sottolineano la specificità e la rarità della sottospecie, oggi sopravvissuta solo con poche centinaia di esemplari nel Kenya e in Uganda. La scultura, alta quanto una vera giraffa africana, si staglia con il collo piegato e lo sguardo malinconico: una postura che esprime il disagio e le difficoltà di una specie minacciata dagli effetti diretti delle diseguaglianze ambientali e sociali. L’uso della cartapesta, materiale deperibile destinato a subire i segni del tempo, diventa metafora della transitorietà della vita e della fragilità del nostro equilibrio ecologico.
L’installazione vuole essere molto più di una semplice celebrazione della biodiversità. Il ciclo di Allegrucci — inaugurato con la balenottera azzurra, purtroppo vandalizzata lo scorso luglio, e proseguito con l’elefante della Namibia ora visibile nel Giardino di Triennale — racconta la storia di animali simbolo della crisi ambientale ed espone, davanti al pubblico, la vulnerabilità di specie minacciate e la precarietà delle risorse naturali. Dopo la giraffa, dal 6 ottobre arriverà l’ippopotamo, a chiusura del racconto. Ogni opera è concepita come monito visivo: la delicatezza dei materiali riciclabili amplifica il messaggio urgente di sostenibilità, consapevolezza ecologica e responsabilità sociale.
Allegrucci, compartecipe del dibattito globale sulle “Inequalities”, ripropone così la funzione originaria dell’arte come strumento di sensibilizzazione accessibile e trasversale. Ogni scultura, esposta agli agenti atmosferici e destinata a deteriorarsi, diventa memoria viva e metafora dell’effimera resistenza dell’uomo e dell’animale di fronte a una natura sempre più minacciata. Il progetto, sostenuto dalla direzione della Triennale, invita cittadini e turisti a confrontarsi direttamente con il tema della responsabilità verso il pianeta.
L’Esposizione Internazionale Inequalities, visitabile fino al 9 novembre, offre in questo modo una chiamata alla responsabilità: la giraffa di Rothschild diventa il portavoce di una narrazione che non si esaurisce nella denuncia delle crisi, ma spinge all’azione e all’elaborazione di nuovi modelli di convivenza fra umanità e ambiente. Il pubblico viene introdotto a un percorso immersivo che supera i confini tra arte, scienza e educazione, invitando a riconsiderare il proprio ruolo nella tutela della diversità e nella difesa degli equilibri naturali.
L’opera di Allegrucci incarna dunque non solo una poetica estetica, ma un’autentica mobilitazione etica. La presenza della giraffa davanti alla Triennale è simbolo di un nuovo modo di fare cultura, capace di mettere in connessione storie individuali, sensibilità planetarie e urgenza globale. La scelta delle specie, la manipolazione dei materiali poveri e la vulnerabilità delle statue ricalcano lo stato precario dell’ecosistema globale, suggerendo che la tutela ambientale non può più essere una scelta differibile, ma una necessità assoluta.
La giraffa di Rothschild si inserisce così nel solco delle iniziative che rendono la Triennale di Milano un luogo privilegiato di dialogo tra generazioni, discipline e culture. Nel Giardino della Triennale, alla fine dell’esposizione, saranno riunite tre delle quattro sculture animali della serie, tranne la balenottera azzurra, la cui assenza non è casuale ma tragicamente simbolica: la distruzione della balenottera amplifica drammaticamente la fragilità delle specie e la perdita irreparabile di biodiversità, mostrando quanto sia urgente proteggere il poco che resta.
Le reazioni del pubblico e della critica sono concordi nel considerare il progetto una svolta nella narrazione museale contemporanea. L’opera diventa punto di partenza di laboratori, visite guidate e seminari che approfondiscono la condizione delle specie a rischio e il valore della sostenibilità. La giraffa, con il suo collo piegato come in segno di dolore, suggerisce un nuovo sguardo sull’empatia e invoca la costruzione di un pensiero critico rivolto alla sopravvivenza collettiva.
Questa iniziativa colloca la città di Milano e la Triennale in una posizione di primo piano nella promozione di eventi culturali che mettono al centro la fragilità del futuro, la sostenibilità, la relazione tra arte e scienza. L’installazione non lascia indifferenti: la sua precarietà materiale e la sua imponenza scultorea rendono il messaggio vibrante e difficile da ignorare. La giraffa di Rothschild, come le altre figure della serie, è pensata per “durare poco”, per mostrare che nulla è eterno se non la responsabilità condivisa.
La Triennale diventa così uno spazio di consapevolezza e di interrogazione: accogliere la giraffa di Rothschild significa aderire al progetto di una cultura capace di interpretare le urgenze del presente, scommettere sulla solidarietà tra specie e ripensare la relazione con il mondo naturale, con la dignità che solo l’arte sa evocare.