"Il divino Guido Reni nelle collezioni sabaude e sugli altari del Piemonte" splende ai Musei Reali

"Il divino Guido Reni nelle collezioni sabaude e sugli altari del Piemonte" splende ai Musei Reali

Jayde Browne

Ai Musei Reali di Torino, dall’11 ottobre 2025 al 18 gennaio 2026, si apre una mostra che celebra il legame tra Guido Reni e la dinastia dei Savoia, offrendo uno spaccato affascinante sulla produzione meno nota del maestro bolognese. In occasione dei 450 anni dalla nascita del “divino” pittore, il pubblico è invitato a scoprire un percorso ricco di capolavori, prestiti preziosi e ritrovamenti sorprendenti che restituiscono il gusto raffinato dei sovrani piemontesi per l’arte di uno degli autori più amati tra Seicento e Settecento.

Il percorso è curato da Annamaria Bava e Sofia Villano, le quali hanno selezionato opere che testimoniano la predilezione dei duchi di Savoia per Guido Reni. I Musei Reali conservano alcuni dei dipinti più preziosi acquistati dai sovrani, ma la mostra spazia anche tra capolavori custoditi in chiese e cappelle del territorio piemontese, offrendo ai visitatori una panoramica completa e profondamente evocativa. Tra le opere più attese spicca “San Giovanni Battista”, realizzato intorno al 1635, un olio su tela che incarna perfettamente lo stile luminoso, composto e armonico tipico di Reni.

Particolare entusiasmo accompagna la presentazione dell’“Assunzione della Vergine”, una tela recentemente ritrovata nella chiesa di Abbadia Alpina a Pinerolo. Restaurata con cura, viene esposta per la prima volta al pubblico proprio in questa occasione. Il suo recupero rappresenta un evento rilevante per la storia dell’arte e restituisce un tassello importante nella produzione piemontese del maestro. La bellezza ideale delle forme, la luce che pervade le figure e la grazia raffinata che richiama la scultura antica e il Rinascimento rendono la pittura di Reni particolarmente congeniale al gusto dei Savoia, che la scelsero per adornare residenze e altari di corte.

Uno dei primi estimatori fu il cardinal Maurizio, iniziando una tradizione di collezionismo sabaudo all’alba del Seicento. A lui seguì il raffinato principe Eugenio di Savoia Soissons, che riservò ai dipinti di Reni un posto d’onore nella sua quadreria. Dopo la morte del principe, molti quadri vennero acquistati dal re Carlo Emanuele III, giungendo finalmente a Torino nel 1741, dove avrebbero impreziosito la Galleria Sabauda e gli ambienti reali. Le vicende del collezionismo vengono narrate passo dopo passo, offrendo una ricostruzione storica che mette in luce il ruolo fondamentale dei grandi estimatori di Reni nella formazione delle raccolte sabaude.

Oltre alle grandi tele, la mostra permette di scoprire l’attività grafica di Guido Reni, che fu anche disegnatore sopraffino. Sono esposte alcune delle sue opere grafiche, conservate presso la Galleria Sabauda e la Biblioteca Reale, a riprova della straordinaria versatilità del maestro. Queste testimonianze rivelano la cura e l’intelligenza compositiva di Reni anche nel piccolo formato, ampliando la visione sulla sua produzione e permettendo di cogliere nuove sfumature nella sua ricerca del bello ideale.

Il percorso artistico di Reni si distingue per una perfezione formale maturata grazie agli insegnamenti della scultura antica e dell’arte rinascimentale. La sua pittura si fa portatrice di una “classicità moderna”, capace di dialogare con la tradizione ma anche di anticipare le sensibilità barocche. I sovrani sabaudi, attenti promotori delle arti, seppero valorizzare questo stile luminoso e misurato acquistando opere destinate a impreziosire sia luoghi di culto che sale di rappresentanza, come gli altari delle residenze e le cappelle private. La mostra, proprio per questo, si propone come un viaggio attraverso il collezionismo nobiliare, intrecciando storia, arte e devozione in un racconto avvincente che restituisce alla città il fascino di un secolo di cultura figurativa tra Bologna, Roma e Torino.

Non mancano i confronti con opere affini, giunte da significativi prestiti internazionali, tra cui quelli dal Musée des Augustins di Tolosa. La presenza di questi capolavori arricchisce il dialogo espositivo, offrendo spunti per comprendere la fortuna di Guido Reni in Europa e il modo in cui la sua arte si diffuse, riscuotendo ammirazione nei contesti più diversi. L’esposizione si focalizza su quei dipinti e disegni che meglio incarnano la spiritualità, la grazia e l’equilibrio tanto apprezzati dai Sovrani, offrendo al pubblico la possibilità di ammirare sia le opere celebrate che quelle meno note, come testimonianze di un collezionismo raffinato e di una committenza devota all’ideale del bello.

Questa mostra rappresenta una straordinaria opportunità per riscoprire la figura di Guido Reni e il suo rapporto privilegiato con la corte sabauda, proponendo una visione nuova sulla diffusione del suo stile e sulla fortuna collezionistica in Piemonte. I visitatori potranno lasciarsi sedurre dalla luce, dall’armonia e dalla sublime bellezza di opere che hanno attraversato secoli, restando sempre coinvolgenti e d’attualità. È un invito a esplorare le radici profonde del gusto artistico piemontese, guardando alla ricchezza e alla varietà della produzione di uno dei grandi maestri del XVII secolo, capace di suscitare emozione, rispetto e ammirazione sia tra i suoi contemporanei che nelle generazioni future.

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