Dalí Atomicus: la storia, i protagonisti, i retroscena
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La fotografia più famosa del fotografo Philippe Halsman è sicuramente quella che ritrae il pittore Salvador Dalí in una stanza che volteggia nell’aria mentre dipinge un quadro su un cavalletto sospeso; allo stesso tempo, davanti a lui volano tre gatti e un getto d’acqua. Sulla sinistra della scena si vede anche una sedia sospesa mancante di una gamba, mentre sulla destra appare il quadro Leda Atomica, anch’esso sospeso. L’aspetto probabilmente più impressionante di questa foto risiede nel utilizzo di tecniche “artigianali” per ottenere un risultato innovativo, quello degli oggetti e delle persone in sospensione, che oggi sarebbe degno di Photoshop.
I protagonisti della foto
Philippe Halsman nacque nel 1906 a Riga, in Lettonia, da una famiglia ebrea e studiò ingegneria elettrica a Dresda. Nel 1928, Halsman viaggiava a piedi con il padre Morduch verso le Alpi austriache, improvvisamente quest’ultimo morì per delle ferite alla testa. Il giovane Halsman, appena ventiduenne, venne incolpato di questa morte misteriosa e condannato a 4 anni di reclusione. L’accusa di parricidio venne facilmente sfruttata dalla propaganda anti-ebraica. Dopo tre anni rilasciarono il futuro fotografo costringendo il giovane Philippe a lasciare l’Austria. Si trasferì in Francia dove cominciò a lavorare come fotografo di moda.
Nel 1940, mentre la Francia veniva invasa dai nazisti, Halsman riuscì a ottenere un visto per gli Stati Uniti grazie ad Albert Einstein che già in precedenza era intervenuto in suo favore durante il processo, e vi si trasferì. L’anno successivo conobbe Salvador Dalí, con il quale cominciò una fruttuosa e trentennale collaborazione.
Come fotografo del settimanale «Life», magazine di fotogiornalismo della rivista «Time», pubblicò numerosi scatti, tra cui si può ricordare, oltre a quello oggetto del presente articolo, anche quello di John Fitzgerald Kennedy. Fu l’inventore della tecnica del jumping style, mediante la quale personaggi famosi venivano ritratti mentre compivano un salto in alto. Morì nel 1979.
Philippe Halsman
Salvador Dalí nacque nel 1904 a Figueres, cittadina della Catalogna. Il piccolo Salvador fu molto turbato, da bambino, dalla convinzione dei genitori che egli fosse la reincarnazione del fratello, suo omonimo e morto nove mesi prima del suo concepimento. La madre, che mitigava la rigidità del padre, avvocato e notaio, spinse il ragazzo a frequentare la scuola d’arte. Iscrittosi nel 1922 all’Accademia di belle arti di Madrid, Dalí in una prima fase si avvicinò al cubismo e al dadaismo e strinse una forte amicizia con il regista Luis Buñuel e con il poeta Federico Garcia Lorca.
Dopo essere stato espulso dall’Accademia poco prima dell’esame finale, accusato di aver fomentato una agitazione studentesca, viaggiò a Parigi, dove conobbe Pablo Picasso, e cominciò a esporre a Barcellona. Nello stesso periodo si fece crescere i baffi, su ispirazione del poeta seicentesco Diego Velázquez, che divennero una delle sue caratteristiche più evidenti e famose. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 Dalí si unì al gruppo dei surrealisti di Montparnasse, conobbe la sua futura moglie Gala e venne diseredato dal padre, che disapprovava la loro relazione in quanto la donna era già madre e sposata con un amico dell’eccentrico pittore.
Nel frattempo Dalì aveva cominciato a esporre alle più importanti mostre d’arte internazionali, tra cui quella di New York e quella di Londra, spesso destando scandalo per i suoi comportamenti “surrealisti” e anti-convenzionali. Allontanato dal gruppo dei surrealisti, che si avvicinavano a posizioni politiche di sinistra, per aver affermato l’apoliticità dell’arte e per non aver esplicitamente condannato il fascismo, fu costretto dallo scoppio della guerra a trasferirsi negli Stati Uniti per otto anni, periodo in cui si riavvicinò al cattolicesimo. Ritornato in Catalogna mentre il dittatore Franco era ancora al potere, e per questo duramente criticato da molti artisti, cominciò a sperimentare nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica, tra cui olografie e illusioni ottiche.
Rimasto molto impressionato dallo scoppio della bomba atomica sulla città di Hiroshima, cominciò un periodo artistico che egli stesso definì misticismo nucleare, cui appartiene anche la fotografia Dalí Atomicus, realizzata nel 1948. Dopo aver tentato diverse volte il suicidio, probabilmente per il dolore provocato dalla morte della moglie e per la fine delle sue capacità artistiche, Salvador Dalí morì nel 1989 per un attacco di cuore.
Come nacque la foto Dalì Atomicus
Lo scatto Dalí Atomicus è ispirato a un celebre quadro del pittore, Leda Atomica, che rappresenta la mitica regina di Sparta con un cigno e diversi oggetti sospesi (libri, un uovo) che fluttuano nello spazio, sullo sfondo di un mare che appare anch’esso sospeso sulla spiaggia. E Leda Atomica è proprio il quadro che appare sospeso nella foto, sulla destra.
Grazie a un’intervista a Irene, figlia del fotografo Halsman, che da bambina contribuì alla realizzazione dello scatto, oggi è possibile conoscerne i retroscena da dietro le quinte. Halsman riteneva che fosse compito del fotografo trovare la “vera essenza” dell’essere umano. Dalí aveva dichiarato: «Io sono un uomo dell’era atomica, e devo essere anche un pittore dell’era atomica», il che significava che ogni cosa doveva essere in sospensione, così Halsman decise di creare anche il “Dalí atomico”.
L’idea iniziale del pittore era di fotografare un’anatra che esplodeva nell’aria; dissuaso dal fotografo, portò sulla scena tre gatti e un secchio d’acqua. Halsman appese con delle corde invisibili al soffitto della stanza in cui si trovavano un cavalletto, il quadro di Leda Atomica e uno sgabello, mentre la moglie di Halsman avrebbe mantenuto una sedia, tenendola inclinata in aria. A un cenno del fotografo, gli assistenti avrebbero lanciato sulla scena i gatti e la secchiata d’acqua, mentre Dalí avrebbe saltato in alto con in mano i pennelli per dipingere. Il compito di Irene Halsman era raccogliere i gatti dopo ciascuno scatto.
Un metodo che oggi avrebbe sicuramente destato parecchi problemi al fotografo per maltrattamenti agli animali. Halsman sviluppava sul momento le fotografie, in modo che potesse vedere dopo appena quindici minuti il risultato. Occorsero ben ventisei tentativi per ottenere il risultato desiderato.
Infine, Dalí dipinse un quadro in miniatura, che venne incollato sulla fotografia: inizialmente, infatti, il cavalletto sospeso era vuoto. Tramite tecniche di pittura venne anche cancellata una gamba della sedia, poiché essa era mantenuta dalla moglie di Halsman (le cui mani erano perfettamente visibili nella fotografia orignale), e vennero eliminati i fili che tenevano gli oggetti sospesi. Tramite tali tecniche, degne di un moderno Photoshop, la fotografia di Halsman rappresentante Dalí sospeso entrò nella storia, conquistando immediatamente la copertina del settimanale «Life».
Particolare prima del salto