La Certosa di Pavia sarà gestita dal Ministero della Cultura
Jayde BrowneCondividi
Dal 1° gennaio 2026 rappresenterà una data storica per la Certosa di Pavia, un luogo simbolo dell’arte tardo-medievale e rinascimentale lombarda che per la prima volta dalla sua fondazione nel XIV secolo non ospiterà più una comunità monastica residente. I monaci cistercensi della Congregazione Casamariensis, che dal 1968 custodivano quotidianamente il Complesso, hanno deciso di lasciare il sito, segnando la fine di una stagione irripetibile e l’avvio di una nuova epoca di gestione interamente pubblica. Da quel giorno, la gestione dell’imponente monumento sarà affidata unicamente al Ministero della Cultura, tramite la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia.
Il cambio della guardia tra la millenaria tradizione religiosa e la nuova governance istituzionale porta con sé emozioni contrastanti: tristezza e rammarico per la partenza della comunità monastica, ma anche fiducia nella capacità del Ministero di preservare e promuovere uno degli emblemi più visitati della Lombardia storica. Nel comunicato della Direzione regionale si evidenzia il “profondo rammarico” per una scelta maturata autonomamente dal Capitolo dei monaci, nonostante i diversi tentativi per convincere la comunità a proseguire la sua missione spirituale. Il Direttore dei musei statali lombardi, Rosario Maria Anzalone, ha dichiarato che tutta l’amministrazione è impegnata a garantire continuità nella cura e valorizzazione del complesso, ma soprattutto a migliorarne l’accesso e le condizioni di fruizione per il pubblico.
Per accompagnare questa delicata transizione, la Direzione regionale ha incaricato la Fondazione Fitzcarraldo di Torino di elaborare, con il sostegno della Fondazione Cariplo, un piano strategico di sviluppo. L’obiettivo principale è il rilancio del sito, sia rafforzando il legame con il territorio sia rendendo efficiente la gestione di uno dei più vasti complessi monumentali italiani, caratterizzato da un’estensione notevole e da una necessità crescente di risorse pubbliche e private. Il percorso di rinnovamento, progettato insieme agli stakeholder locali – enti, istituzioni religiose, università, associazioni culturali, realtà economiche – partirà entro la fine dell’anno con incontri e focus group presso la Certosa stessa. L’intento è quello di co-progettare il futuro del monumento, raccogliendo idee e contributi utili a una vera rigenerazione che coinvolga dal basso tutte le forze vive del territorio.
L’apertura di questa nuova fase avrà implicazioni pratiche concrete, già anticipate dal Direttore Anzalone. Tra le priorità figura l’ampliamento dell’orario di apertura, la progressiva organizzazione di servizi di accoglienza e custodia professionali e soprattutto l’introduzione di un biglietto di ingresso, misura inedita che, secondo il Ministero, “contribuirà a sostenere i non trascurabili oneri di gestione, in particolare per la vigilanza, l’accoglienza dei visitatori e la manutenzione di un sito di tali dimensioni.” Nel contempo la Direzione precisa che ogni intervento sarà calibrato per non snaturare la storica funzione spirituale e liturgica dell’abbazia: pur senza una comunità monastica residente, la Certosa punta a restare “luogo della fede e tempio del culto cristiano”, preservando anche la memoria del legame profondo con la congregazione cistercense.
Dal punto di vista turistico e culturale, la Certosa di Pavia è uno degli attrattori più iconici della Lombardia, con oltre 100.000 visitatori registrati ogni anno. La sua storia affonda le radici negli anni settanta del Trecento per volontà del duca Gian Galeazzo Visconti, che ne fece un luogo di preghiera, silenzio e arte, ma anche di sepoltura dinastica e rappresentanza politica. Le sue architetture imponenti e raffinate, tra gotico e rinascimento, ospitano una collezione di affreschi, sculture, tarsie marmoree e arredi sacri di eccezionale valore, che testimoniano il contributo dei più grandi maestri lombardi e di botteghe d’arte tra Quattrocento e Cinquecento.
Dichiarata monumento nazionale fin dal 1866, la Certosa ha visto nei decenni una grande attenzione da parte delle istituzioni, ma anche momenti difficili legati all’equilibrio tra funzione liturgica, fruizione e tutela. La presenza dei monaci ha assicurato fino ad oggi non solo la vitalità religiosa, ma anche il presidio costante contro vandalismi, degrado e spopolamento del complesso. Ora si aprono nuove sfide organizzative legate alla sicurezza e all’accoglienza, che il Ministero intende affrontare con un piano di investimenti e l’inserimento di professionalità dedicate, in collaborazione con le realtà locali.
Il trasferimento della gestione totalmente in capo al Ministero della Cultura segna anche un momento di riflessione sulle prospettive della Certosa come motore di sviluppo per il territorio. Si punta a sfruttare la sua capacità di attrarre turismo colto e internazionale, promuovere nuove forme di didattica e laboratori sull’arte e l’architettura, coinvolgere le scuole e le università. La speranza è che la maggiore autonomia amministrativa consenta di programmare restauri, mostre, eventi speciali e attività di valorizzazione capaci di rilanciare la Certosa come uno dei poli museali di punta del Nord Italia. Allo stesso tempo, la certosa dovrà riuscire a mantenere la propria identità di spazio di silenzio, spiritualità e preghiera, anche per il desiderio di molti fedeli che la frequentano da generazioni.
Il dialogo con il territorio sarà centrale: la Direzione regionale intende lavorare fianco a fianco con enti, diocesi, organizzazioni della società civile e soggetti privati per costruire una rete di sostegno, investimenti ed eventi che amplifichino ancora di più la funzione pubblica e la vitalità della Certosa. Il sito vanta un potenziale inespresso che, se ben amministrato e promosso, può renderlo punto di riferimento per la cultura e l’economia locale, fungendo anche da volano per il rilancio di tutto il distretto pavese. Grazie anche al supporto di enti filantropici come Fondazione Cariplo, si rafforza la possibilità di sperimentare nuovi modelli di gestione pubblica e partecipata di un bene monumentale, che sappia superare i limiti del passato e guardare all’Europa.
Se davvero avrà successo questo grande laboratorio culturale e organizzativo, la Certosa di Pavia potrebbe porsi come esempio virtuoso di una nuova idea di patrimonio culturale, capace di combinare tutela, fruizione consapevole, apertura internazionale e identità religiosa. La sfida non è solo amministrativa, ma anche valoriale: preservare memoria, arte e fede proiettandole verso un futuro in cui pubblico e privato, istituzioni e cittadini, credenti e laici contribuiscano insieme a tenere viva la leggenda della Certosa, testimone d’arte e spiritualità da oltre sei secoli.