
Carlo III in visita alla basilica di San Pietro di Giovanni Paolo Pannini: tra storia e veduta
Jayde BrowneCondividi
Giovanni Paolo Pannini, grande interprete della veduta romana nel XVIII secolo, realizzò “Carlo III in visita alla basilica di San Pietro” nel 1746, un’opera che racchiude il senso di magnificenza e potere celebrato nella Roma papale. Questo dipinto, oggi conservato al Museo Nazionale di Capodimonte, rappresenta l’ingresso trionfale di re Carlo III di Spagna di fronte alla monumentale facciata di San Pietro, accompagnato dalla sua corte e accolto dall’entusiasmo di una moltitudine di figure.
Il sovrano è il protagonista, ritratto a cavallo e circondato dai maggiori rappresentanti dello stato spagnolo, mentre la società romana si riflette nelle varie tipologie dei presenti, distinti per ruoli ed abiti. L’artista, che fu testimone diretto della visita, infonde nell’opera un’energia solenne e celebrativa, con il dinamismo diffuso delle folle e la scenografia classica del Vaticano che incornicia la narrazione politica e culturale. Il tessuto della città si intreccia così con la storia, veicolando un messaggio potente di alleanza tra i regni d’Europa.
Stile
Lo stile della pittura di Pannini si fonda sulle radici del barocco romano, arricchito da una fine ricerca sulla prospettiva e da una minuziosa attenzione al dettaglio architettonico. L’artista, che si distingue nella tradizione dei “vedutisti”, costruisce la scena con una precisa orchestrazione degli spazi e un realismo che conferisce veridicità e forza narrativa.
L’impronta barocca si nota nell’effetto teatrale della composizione, nel movimento delle figure, nella luminosità diffusa e nell’inclusione di dettagli ricchi e ornamentali, che descrivono lo sfarzo della corte e la gloria del papato. Pannini si ispira alle innovazioni prospettiche dei contemporanei, come Canaletto, ma mantiene una personalità autonoma, scegliendo di esaltare anche i protagonisti dell’azione.
Colore e illuminazione
La gestione del colore nell’opera è sapiente e ricca. La palette predilige i toni caldi e preziosi, con variazioni di rosso nelle vesti, oro e ocra per l’architettura, e bianchi luminosi per sottolineare i dettagli ecclesiastici e regali. Il chiaroscuro, ottenuto attraverso una ponderata distribuzione della luce, contribuisce a creare effetti atmosferici suggestivi, tra zone illuminate dal sole e ombre profonde che amplificano la monumentalità della basilica. La luce, filtrata dagli spazi architettonici, accentua le figure principali, immergendo lo spettatore nell’atmosfera vibrante e solenne della piazza.
Gestione degli spazi
Nel dipinto, la profondità dello spazio è ottenuta attraverso una prospettiva stratificata e rigorosa. Le colonne di San Pietro e la successione delle architetture conducono lo sguardo verso il fondo, dove gli edifici papali sono dipinti con una sfocatura volutamente illusoria. Le figure, poste in diverse posizioni e dimensioni, ampliano la percezione spaziale, accompagnando il movimento dalle prime linee della corte reale fino alle zone più distanti della piazza.
Il posizionamento dei presenti, che si riducono progressivamente nella scala dimensionale, crea una tridimensionalità efficace e naturale, in cui la monumentalità del luogo sovrasta la presenza umana. I riferimenti architettonici, come la colonnata e il portale centrale, forniscono una struttura salda alla composizione e contribuiscono a mantenere l’ordine visivo anche in una scena così affollata.
Composizione e inquadratura
L’equilibrio della composizione tradisce la maestria barocca di Pannini nella ricerca della monumentalità e nell’orchestrazione delle emozioni visive. La collocazione centrale di Carlo III, a cavallo, accentua la dimensione narrativa e attribuisce un senso di regalità all’ingresso in San Pietro. Attraverso una visione panoramica, che abbraccia tanto lo spazio architettonico quanto la moltitudine di persone coinvolte, il dipinto guida lo sguardo dal corteo al cuore della basilica, restituendo una scena armonica e dinamica.
Il dialogo tra figure e monumenti è continuo, e il paesaggio urbano diventa uno scenario vivo e vibrante. Pannini enfatizza una coralità mai statica, dove il movimento delle persone e dei cavalli evoca la frenesia solenne delle grandi celebrazioni papali.
Tecnica e materiali
Il supporto scelto è la tela, sulla quale Pannini stende con maestria la pittura ad olio. I pigmenti impiegati, dal rosso cardinalizio ai gialli dorati e ai bianchi brillanti, dialogano con lo spazio per valorizzare sia la sontuosità delle vesti sia la pietra monumentale della basilica.
L’applicazione accorta del colore e l’uso di pennelli di diverse dimensioni permettono di ottenere velature morbide e dettagli incisivi, mentre la composizione di grande formato offre all’artista la possibilità di orchestrare una narrazione pittorica avvolgente e acceso. L’effetto testurale contribuisce ad accentuare la presenza fisica dei protagonisti e la monumentalità dell’architettura, generando un insieme visivo che emoziona e coinvolge. La pittura, fluida e vibrante, trasmette una sensazione di partecipazione diretta, consentendo al pubblico di rivivere l’eccezionalità della visita del re nella Roma settecentesca.