«Bloquons tout»: chiusura di alcune sale del Louvre e del Musée National Delacroix a Parigi

«Bloquons tout»: chiusura di alcune sale del Louvre e del Musée National Delacroix a Parigi

Jayde Browne

Nella giornata di ieri, 10 settembre, Parigi è stata teatro di una mobilitazione sindacale senza precedenti che ha coinvolto fortemente anche il mondo della cultura: il Museo del Louvre ha dovuto chiudere alcune delle sue sale, mentre il Musée National Eugène-Delacroix è rimasto completamente inaccessibile al pubblico. L’azione sindacale, che ha visto la partecipazione di numerosi lavoratori pubblici, si è inserita all’interno del movimento nazionale «Bloquons tout», indetto proprio per il 10 settembre dai sindacati in risposta all’annuncio di 43,8 miliardi di euro di tagli e risparmi previsti dal governo Bayrou per il bilancio 2026.

La direzione del Louvre aveva annunciato fin dal primo mattino, tramite i suoi canali ufficiali, che l’accesso al museo sarebbe stato limitato, con la chiusura eccezionale di alcune aree espositive. Ai visitatori è stato garantito il rimborso automatico dei biglietti acquistati per la giornata, sia per quelli singoli che per i gruppi organizzati. Un messaggio pubblicato sui social spiegava che l’apertura del museo avrebbe potuto subire ritardi e che alcune sale sarebbero rimaste chiuse per tutta la durata della mobilitazione. Situazione ancor più drastica per il Musée Delacroix, storicamente legato al Louvre, che ha chiuso completamente i battenti, consigliando agli appassionati d’arte di riprogrammare la visita nei giorni successivi.

L’impatto sulle principali istituzioni culturali francesi è stato significativo e ha coinvolto anche altre realtà di spicco: il Musée d’Orsay ha comunicato la chiusura totale delle sue sale, mentre la Biblioteca Nazionale di Francia ha limitato l’accesso ad alcuni spazi come la storica Salle Labrouste, sprangata per tutto il pomeriggio. Anche in precedenti settimane il Louvre era stato segnato da scioperi e azioni di protesta, a causa delle difficili condizioni di lavoro e del crescente afflusso di visitatori, con personale che denunciava la cronica carenza di addetti incaricati della sicurezza e dell’accoglienza nei periodi di maggiore affluenza turistica.

Il movimento «Bloquons tout» ha voluto paralizzare centinaia di attività pubbliche e private, scegliendo i musei come simbolo della ricchezza culturale da difendere contro le misure di austerità decise dal governo in risposta alle difficoltà del bilancio statale. Il fermento sociale che ha attraversato la città ha avuto radici profonde: la protesta è nata in solidarietà con tutti i lavoratori del settore pubblico e privato, compresi quelli attivi nei servizi alla persona, nei trasporti e nella sanità, che temono tagli alle risorse e riduzioni degli organici.

La giornata del 10 settembre ha visto diversi epicentri di agitazioni e cortei anche fuori dall’ambito museale, con più di 200 fermi registrati nella sola area urbana di Parigi e con tensioni nel quartiere di Les Halles e nei pressi delle principali stazioni ferroviarie. Sui social media, intanto, si è moltiplicata la richiesta di “bloccare tutto” per far sentire la voce delle categorie più esposte ai tagli. I sindacati hanno dichiarato che la protesta non si fermerà e hanno già fissato una nuova mobilitazione per il 18 settembre, questa volta indirizzata soprattutto ai trasporti pubblici (RATP) e ai servizi di mobilità urbana.

La chiusura delle sale al Louvre e della totalità del Musée Delacroix si è distinta nella memoria collettiva come un evento raro, considerando la posizione di privilegio e di simbolo del patrimonio mondiale ricoperta da queste istituzioni. Il disagio è stato vissuto, tuttavia, con grande maturità da parte dei visitatori: molti hanno espresso solidarietà con i lavoratori in sciopero, consapevoli che la tutela della cultura passa anche dalla difesa dei diritti di chi la rende fruibile ogni giorno. Le direzioni museali hanno ribadito che ogni misura è stata adottata per garantire la sicurezza del patrimonio e delle persone, e che le attività riprenderanno regolarmente nei successivi giorni.

Il periodo si conferma delicatissimo per la Francia sul piano sociale e politico: il movimento «Bloquons tout» è solo una delle manifestazioni di una più ampia insoddisfazione per le politiche di austerità e di riduzione dei servizi pubblici. L’opinione pubblica resta polarizzata: da un lato il governo denuncia derive radicali e responsabilizza l’opposizione di sinistra per l’escalation della protesta; dall’altro, frange della società civile e del sindacato avvertono la necessità di una risposta più attenta e meno penalizzante per i settori fondamentali, come la cultura e l’istruzione.

L’evento di ieri ha lasciato un’impronta profonda anche sulle strategie future della gestione del patrimonio museale francese, ponendo ancora una volta al centro il tema del rapporto tra qualità dell’offerta culturale e dignità del lavoro. Resta alta l’attenzione su come i prossimi mesi potrebbero vedere ancora proteste e nuove chiusure, a conferma che la questione non si esaurirà facilmente. Nel frattempo, Parigi continua a interrogarsi sulle sue priorità mentre cerca di conciliare attrattività turistica, tutela del lavoro e difesa delle eccellenze culturali.

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