La Pietra dell'Altare di Stonehenge: svelata la sua origine scozzese
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Recenti studi geologici hanno fatto luce su uno degli enigmi più duraturi legati a Stonehenge, l'antico monumento preistorico situato nel Wiltshire, in Inghilterra. Gli scienziati hanno finalmente identificato l'origine della famosa "pietra dell'altare", un imponente blocco di arenaria che occupa una posizione centrale all'interno del sito. Le nuove scoperte indicano che questa pietra proviene dalla Scozia nord-orientale, con una possibile origine nelle remote Isole Orcadi o nelle Shetland, situate a una distanza straordinaria compresa tra 450 e 800 miglia da Stonehenge.
La "pietra dell'altare" è una delle caratteristiche più affascinanti e misteriose di Stonehenge. A differenza di altre pietre che compongono il monumento, questa è costituita da arenaria, un tipo di roccia che non si trova comunemente nella regione circostante. Questa peculiarità ha alimentato per secoli numerose speculazioni sulla sua origine e sulle modalità con cui sia stata trasportata fino al sito. Oltre alla sua provenienza, un altro quesito irrisolto riguardava il fatto se la pietra fosse stata mai eretta in posizione verticale o se fosse sempre rimasta nella posizione attuale, distesa al centro del monumento.
La svolta nella comprensione di questo antico mistero è arrivata grazie a un'analisi condotta con tecnologie avanzate da un dottorando dell'Università Curtin di Perth, in Australia. Utilizzando tecniche moderne, i ricercatori sono riusciti a tracciare la provenienza della pietra fino alla Scozia, escludendo definitivamente l'ipotesi che essa fosse stata trasportata fino a Stonehenge da un ghiacciaio durante l'ultima era glaciale. Questa scoperta suggerisce che la pietra sia stata invece trasportata deliberatamente dall'uomo, un'impresa impressionante che implica l'esistenza di una rete di contatti e scambi culturali molto più vasta di quanto precedentemente ipotizzato.
Questa scoperta offre nuove prospettive sul ruolo di Stonehenge nel contesto culturale e sociale del Neolitico. Tradizionalmente, Stonehenge è stato visto come un luogo sacro destinato a cerimonie religiose, ma questa nuova informazione suggerisce che il sito fosse anche un centro di potere e di interazione tra diverse comunità. Il fatto che una pietra così imponente sia stata trasportata per centinaia di miglia indica un alto livello di organizzazione e cooperazione tra le popolazioni preistoriche, sottolineando l'importanza simbolica del monumento.
Ulteriori evidenze archeologiche supportano questa visione di una vasta rete neolitica. Ad esempio, è noto che il bestiame veniva trasportato su lunghe distanze per essere sacrificato durante le cerimonie a Stonehenge, un indicatore di connessioni tra comunità distanti. Inoltre, sono stati trovati frammenti di ceramiche originarie delle Orcadi nel Wessex, la regione in cui si trova Stonehenge, dimostrando che vi erano scambi di beni materiali oltre che culturali. Un altro esempio significativo è la "macehead" di Stonehenge, un manufatto realizzato con pietra proveniente dalle Ebridi, che presenta analogie con oggetti ritrovati nelle Orcadi, rafforzando ulteriormente l'idea di un collegamento tra queste diverse regioni della Gran Bretagna preistorica.
Queste scoperte contribuiscono a ridefinire la nostra comprensione di Stonehenge, rivelando che non era soltanto un luogo di culto isolato, ma piuttosto un nodo centrale di una rete culturale e commerciale che attraversava l'intero territorio britannico. Il trasporto della pietra dell'altare, in particolare, potrebbe aver avuto un valore simbolico e rituale di grande importanza, coinvolgendo molte comunità lungo il percorso e rafforzando i legami sociali tra di esse.
Anche se queste nuove scoperte non riscrivono completamente la storia di Stonehenge, esse arricchiscono la nostra visione del suo ruolo nella preistoria britannica. Il monumento appare ora non solo come un luogo di grande valore spirituale, ma anche come un centro di convergenza per popolazioni diverse, che vi giungevano da regioni lontane per partecipare a riti e celebrazioni comuni. Questo nuovo quadro sottolinea l'importanza di Stonehenge non solo per chi lo ha costruito, ma anche per le molte generazioni che, nei secoli successivi, hanno continuato a considerarlo un luogo di grande rilevanza culturale e sociale.
La "pietra dell'altare" è una delle caratteristiche più affascinanti e misteriose di Stonehenge. A differenza di altre pietre che compongono il monumento, questa è costituita da arenaria, un tipo di roccia che non si trova comunemente nella regione circostante. Questa peculiarità ha alimentato per secoli numerose speculazioni sulla sua origine e sulle modalità con cui sia stata trasportata fino al sito. Oltre alla sua provenienza, un altro quesito irrisolto riguardava il fatto se la pietra fosse stata mai eretta in posizione verticale o se fosse sempre rimasta nella posizione attuale, distesa al centro del monumento.
La svolta nella comprensione di questo antico mistero è arrivata grazie a un'analisi condotta con tecnologie avanzate da un dottorando dell'Università Curtin di Perth, in Australia. Utilizzando tecniche moderne, i ricercatori sono riusciti a tracciare la provenienza della pietra fino alla Scozia, escludendo definitivamente l'ipotesi che essa fosse stata trasportata fino a Stonehenge da un ghiacciaio durante l'ultima era glaciale. Questa scoperta suggerisce che la pietra sia stata invece trasportata deliberatamente dall'uomo, un'impresa impressionante che implica l'esistenza di una rete di contatti e scambi culturali molto più vasta di quanto precedentemente ipotizzato.
Questa scoperta offre nuove prospettive sul ruolo di Stonehenge nel contesto culturale e sociale del Neolitico. Tradizionalmente, Stonehenge è stato visto come un luogo sacro destinato a cerimonie religiose, ma questa nuova informazione suggerisce che il sito fosse anche un centro di potere e di interazione tra diverse comunità. Il fatto che una pietra così imponente sia stata trasportata per centinaia di miglia indica un alto livello di organizzazione e cooperazione tra le popolazioni preistoriche, sottolineando l'importanza simbolica del monumento.
Ulteriori evidenze archeologiche supportano questa visione di una vasta rete neolitica. Ad esempio, è noto che il bestiame veniva trasportato su lunghe distanze per essere sacrificato durante le cerimonie a Stonehenge, un indicatore di connessioni tra comunità distanti. Inoltre, sono stati trovati frammenti di ceramiche originarie delle Orcadi nel Wessex, la regione in cui si trova Stonehenge, dimostrando che vi erano scambi di beni materiali oltre che culturali. Un altro esempio significativo è la "macehead" di Stonehenge, un manufatto realizzato con pietra proveniente dalle Ebridi, che presenta analogie con oggetti ritrovati nelle Orcadi, rafforzando ulteriormente l'idea di un collegamento tra queste diverse regioni della Gran Bretagna preistorica.
Queste scoperte contribuiscono a ridefinire la nostra comprensione di Stonehenge, rivelando che non era soltanto un luogo di culto isolato, ma piuttosto un nodo centrale di una rete culturale e commerciale che attraversava l'intero territorio britannico. Il trasporto della pietra dell'altare, in particolare, potrebbe aver avuto un valore simbolico e rituale di grande importanza, coinvolgendo molte comunità lungo il percorso e rafforzando i legami sociali tra di esse.
Anche se queste nuove scoperte non riscrivono completamente la storia di Stonehenge, esse arricchiscono la nostra visione del suo ruolo nella preistoria britannica. Il monumento appare ora non solo come un luogo di grande valore spirituale, ma anche come un centro di convergenza per popolazioni diverse, che vi giungevano da regioni lontane per partecipare a riti e celebrazioni comuni. Questo nuovo quadro sottolinea l'importanza di Stonehenge non solo per chi lo ha costruito, ma anche per le molte generazioni che, nei secoli successivi, hanno continuato a considerarlo un luogo di grande rilevanza culturale e sociale.