Dieci Lupe per dieci Porte: Roma si reinventa

Dieci Lupe per dieci Porte: Roma si reinventa

Alessandro Trizio

La città di Roma, ricca di storia e tradizione, si è trovata ancora una volta al centro di una vivace sperimentazione artistica grazie al progetto "Le 10 Lupe di Roma", una mostra diffusa che dal 10 ottobre 2025 anima le antiche Mura Aureliane con dieci opere realizzate da alcuni dei più interessanti artisti italiani delle nuove generazioni.

L’iniziativa, promossa da Spazio Taverna sotto il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina, connette la leggenda fondativa della città, la Lupa Capitolina, con le tensioni culturali e creative del presente, offrendo un’occasione unica di riflessione collettiva sul significato dell’identità romana.

La scelta delle porte storiche delle Mura Aureliane come sedi per gli stendardi artistici non è casuale. Questi varchi millenari, attraversamenti tra interno ed esterno, incarnano profondi valori simbolici di soglia, cambiamento e incontro. In passato già teatro di importanti interventi di arte contemporanea come l’impacchettamento di Porta Pinciana realizzato da Christo nel 1974 esse oggi fungono da scenografie vive per una narrazione che unisce antichità e futuro, storia e innovazione, romanità e universalità.

Protagonista ideale del progetto è la Lupa Capitolina, archetipo antichissimo che secondo la tradizione avrebbe allattato Romolo e Remo, fondatori della città. Nell’immaginario collettivo la lupa è madre, nutrice, guida, ma anche simbolo di potenza selvaggia ed energia primordiale. Interpretare il suo “potere simbolico” in chiave contemporanea significa, per gli artisti coinvolti, affrontare la sfida di dialogare con un mito universale senza appiattirsi sul folclore o sulla mera riproposizione dell’antico.

Il risultato è una varietà estetica e concettuale di grande valore: ogni stendardo-pennone reinterpreta la lupa in modo diverso, dando vita a un racconto polifonico che attraversa la città eterna e ne rinnova la memoria.

Fra gli artisti scelti troviamo Ruth Beraha, che per Porta del Popolo lavora sul concetto di doppio rappresentando una coppia di gemelli-lupo, riflesso e variazione del tema fondativo della fratellanza e della conflittualità. A Porta Pinciana, invece, Namsal Siedlecki ha coinvolto la propria figlia di soli sei anni, affidandole la realizzazione del disegno della lupa, in un gesto che richiama l’innocenza primordiale dello sguardo infantile e la forza della trasmissione generazionale.

Antonio della Guardia porta la sua visione a Porta Pia, mentre Agnes Questionmark riflette sulla soglia come luogo di attraversamento presso Porta Maggiore. Giulia Mangoni, a Porta San Giovanni, accentua l’aspetto materno e protettivo della lupa, mentre Bekhbaatar Enkhtur trasforma Porta Metronia in uno spazio di metamorfosi simbolica. Lucas Memmola per Porta Latina, Veronica Bisesti per Porta San Sebastiano, Camilla Alberti per Porta San Paolo con la sua Lupa-tarocco, e Valerio Nicolai a Porta Portese con la sua ironica interpretazione del bassotto-mascotte completano un itinerario di grande suggestione.

L’intento dichiarato dell’iniziativa è quello di costruire un “legame positivo tra Roma e il linguaggio della contemporaneità”, abituando gli occhi dei cittadini a nuovi codici visivi, capaci di stimolare un immaginario fresco e coerente con le sfide del futuro. L’arte pubblica, diffusa nei luoghi di passaggio, diventa così strumento di educazione estetica e di cittadinanza attiva, permettendo a chi attraversa la città di confrontarsi quotidianamente con opere che riflettono sulla memoria collettiva, stimolano la partecipazione e invitano al dialogo fra generazioni.

Non è dunque solo una questione di decoro urbano o di celebrazione della romanità: il progetto ambisce a definire nuove modalità di relazione fra comunità e spazio pubblico, grazie a una pratica artistica che è anche esperienza condivisa.

Un aspetto innovativo è la dimensione partecipativa dell’evento, che coinvolge non soltanto visitatori e turisti ma tutti i cittadini romani. Per la prima volta sarà possibile votare la propria “Lupa dell’anno” attraverso un contest online ospitato sui canali social di Roma Capitale e sul sito di Spazio Taverna. Il pubblico diviene così parte integrante della narrazione, contribuendo attivamente a eleggere la Lupa Contemporanea dell’anno 2025/2026: un simbolo artistico temporaneo, ma emblematico, capace di raccontare le aspirazioni di una metropoli in continuo divenire.

Il senso di “passaggio” che caratterizza le porte delle mura diventa quindi metafora di un attraversamento culturale: le stendardi-icona delle lupe indicano orizzonti vicini e lontani, rilanciando l’antico ruolo di questi spazi come accessi alla città ma anche come punti di apertura mentale verso il mondo e il futuro. Le dieci porte selezionate custodiscono una funzione arcaica – proteggere e filtrare – ma rappresentano anche oggi la volontà di restituire alla città la sua identità stratificata, composita e sempre pronta a reinventarsi.

Non meno importante è l’aspetto urbanistico e sociale dell’evento. Le Mura Aureliane, costruite tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo, sono il più esteso monumento della città con i loro diciannove chilometri di tracciato, spesso vissuti fino ad oggi come margini o limiti. Quest’operazione culturale ne ribalta la percezione, trasformandole in galleria d’arte a cielo aperto e in spazio di relazione, grazie all’intervento di artisti chiamati a riaffermare la capacità di Roma di generare orizzonti nuovi, inclusivi e vitali.

Il progetto “Le 10 Lupe di Roma” non nasce dal nulla, ma si inserisce in un solco già tracciato dall’arte contemporanea nella città. Basti pensare, oltre all’azione di Christo ricordata in apertura, alla collettiva “Insieme” ideata da Gianni Politi nel 2020 proprio a partire dalle porte storiche del circuito murario, o alle precedenti iniziative espositive curate sempre da Spazio Taverna sotto il titolo “Le dieci porte del futuro”. È segno di una volontà precisa: riaffermare Roma come scenario internazionale di creatività, laboratorio permanente di riflessione sull’identità locale e globale.

Sono proprio queste tensioni creative che rendono l’operazione attuale, coraggiosa e proiettata verso il domani. Gli artisti coinvolti incarnano sensibilità diverse e stili eterogenei, dalla liricità alla provocazione, dalla nostalgia all’ironia. Tutti, però, sono accomunati dall’idea che la memoria non sia mai semplice ripetizione, ma stimolo inesauribile per nuove interpretazioni. La lupa come simbolo cambia volto, abbandona le fettucce scolpite nella pietra per farsi tessuto vivo della città, messaggio corale, racconto di libertà e possibilità.

Oggi Roma può vantare una cittadinanza sempre più cosmopolita ed eterogenea, che chiede di essere rappresentata anche attraverso linguaggi visivi inediti e accessibili. La mostra diffusa sulle dieci porte delle Mura Aureliane è dunque molto più di un evento artistico: è parte di un processo sociale di appropriazione creativa dello spazio pubblico, di riconnessione fra passato e presente, di ridefinizione dell’identità stessa della Capitale. I visitatori, attraversando le porte storiche, saranno chiamati a interrogarsi, a scegliere, a partecipare. Roma, con le sue mille storie e i suoi infiniti volti, non smette di cercare se stessa nelle forme nuove della cultura contemporanea. E lo fa, con questo progetto, affidando il suo simbolo più antico all’immaginazione di chi è chiamato oggi a custodirne il senso.

 

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