Pompei non smette mai di regalare sorprese a coloro che la studiano ed hanno la capacità di ascoltarla con attenzione: recentemente è stato ritrovato infatti lo scheletro di un uomo, rimasto nascosto per millenni nel terreno, morto nel corso della mostruosa eruzione vulcanica del 79 a.C.. Un individuo davvero sfortunato, ci sarebbe da aggiungere.
Da quel che è stato potuto scoprire all’interno della sua “tomba di lava“, infatti, l’uomo zoppicava in maniera pesante per via di un’infezione alla tibia mentre tentava di fuggire dalla cittadina letteralmente messa a ferro e fuoco dai lapilli che ricadevano su di lei, dai fumi velenosi e dalla nube piroclastica che distrusse tutto. Stretta nelle sue mani vi era una borsa e, sebbene forse sarebbe deceduto comunque, caro pagò il girarsi all’indietro per osservare il Vesuvio. Proprio in quel momento infatti fu colpito alla testa e decapitato da una grande pietra proveniente dalle mura vicine.

L’uomo, già affetto da disturbi fisici al momento della fuga dalla città colpita dall’eruzione, ha pagato con la vita un attimo di distrazione.
Un reporter del quotidiano “La Stampa” ha seguito da vicino gli scavi nel settore Regio 5 che hanno riportato alla luce l’uomo: la cura impiegata per recuperare lo scheletro di quella vittima delle ceneri e dei lapilli che il vulcano produsse nei suoi due giorni di maggiore e distruttiva attività ha consentito di raccontare ancora una volta un importante tassello di storia.
L’uomo è una delle migliaia di vittime della tragica eruzione.
I primi scavi a Pompei iniziarono nel 1748 sotto gli occhi attenti di un’Europa interessata nella rivelazione del suo importante passato: tuttora, come è possibile comprendere grazie all’attenzione posta al sito, la cittadina ed Ercolano rappresentano un’enorme capsula del tempo che tutti sono ancora interessati a conoscere.
Tornando a questa ultima vittima è stato possibile scoprire, grazie allo studio del suo scheletro, che si tratta di un uomo di circa 35 anni che si trovava a passare presso la via dei Balconi e quella dei Matrimoni d’Argento al momento della sua morte. Quel che è necessario comprendere per capire l’importanza di una scoperta del genere è che sebbene buona parte dell’antica città sia aperta al pubblico, almeno un terzo dei complessivi sei acri del sito in questione ancora devono essere approcciati da scavi. Ed a differenza di ciò che accadde tra il XVII ed il XIX secolo, gli scienziati non sono ora solamente interessati a trovare oggetti ma sono alla ricerca di risposte: cosa possono raccontarci che ancora non conosciamo i resti umani, animali e vegetali che vengono trovati? Quale storia può raccontare il terreno stesso?

Il ritrovamento dello scheletro dell’uomo mostra come Pompei abbia ancora molto da raccontare a chi vuole ascoltare la sua storia.
In fin dei conti di questa prosperosa cittadina romana che contava 35.000 abitanti nel suo massimo fulgore solo 1.100 scheletri sono stati trovati. E’ per questo che gli scavi e gli studi continuano tuttora grazie a squadre multidisciplinari formate da archeologi, zoologi, esperti in antropologia fisica e ingegneri: la zona è ad alto rischio sismico e gli scavi devono essere condotti senza causare frane o mettere in pericolo il sito, luogo di incommensurabile valore storico ed architettonico per l’Italia ed il resto del mondo.
La magia di Pompei e delle sue anime è una storia infinita di vite che non aspettano altro che essere raccontate, fermando quel silenzio iniziato più di due millenni fa.