Prima palazzo del re, poi carcere e infine museo e sede di mostre e manifestazioni. Castel Sant’Elmo a Napoli racchiude in sé numerose sfaccettature e una storia controversa che affonda le sue radici nel Medioevo.
Castel Sant’Elmo, Napoli. Come un carcere diventò capolavoro
Situato sulla collina del Vomero, dove un tempo sorgeva una chiesa dedicata a Sant’Erasmo, Castel Sant’Elmo prende il nome proprio dal santo, mutando nel tempo da Eramo a Ermo e infine Elmo. Si tratta del castello più esteso di Napoli, realizzato con il tufo giallo napoletano, e anche del più ambito grazie alla sua altezza di 250 metri sul livello del mare.
Le origini: Castel Sant’Elmo come fortezza

Uno degli scorci che si può ammirare da Castel Sant’Elmo a Napoli
La fortezza nacque nel 1275 quando venne ampliata una torre di osservazione normanna conosciuta come Belforte. I lavori di ristrutturazione furono commissionati nel 1329 da Robertò D’Angiò all’architetto senese Tino di Camaino. Questi realizzò un vero e proprio palazzo per il re e la sua corte. I lavori terminarono nel 1343.
La ristrutturazione dell’edificio
Nel Cinquecento il palazzo divenne fortezza difensiva. Fu proprio in quel periodo che l’edificio, in origine chiamato Castrum Sancti Erasmi – per la presenza dell’antica chiesa dedicata al santo – trasformò gradualmente il suo nome in Sant’Ermo e poi Sant’Elmo. La ristrutturazione del castello iniziata durante il viceregno spagnolo, fra il 1537 e il 1547, portò alla formazione dell’edificio a pianta stellare a sei punte che conosciamo oggi. Castel Sant’Elmo divenne una delle fortezze più moderne del tempo.
Castel Sant’Elmo: da palazzo a prigione
Con l’avvento del nuovo secolo il castello mutò la sua funzione. Agli inizi del Seicento e fino agli anni cinquanta del Novecento, Castel Sant’Elmo fu un carcere, per prigionieri politici prima, militare poi. Tra i detenuti “illustri” ci furono il filosofo Tommaso Campanella dal 1604 al 1608. Durante la Rivoluzione francese il carcere accolse anche alcuni patrioti filogiacobini.

La veduta aerea di Castel Sant’Elmo
Dal 1860 fino al 1952 Castel Sant’Elmo fu adibito a carcere militare. La riqualificazione cominciò soltanto negli anni Settanta. I lavori di restauro hanno recuperato la struttura originaria, restituendo il castello al pubblico nel 1988. Ora di demanio civile, Castel Sant’Elmo è oggi un museo e centro attivo per le attività culturali.
Per molti anni messo da parte, oggi la fortezza è entrata a pieno titolo fra i siti più interessanti da visitare del capoluogo campano. Non solo polo di interesse dell’arte e della cultura, ma anche luogo da cui ammirare i bellissimi scorci della città e del golfo.
La struttura architettonica di Castel Sant’Elmo
L’assetto architettonico che oggi vediamo risale ai lavori di ristrutturazione in epoca cinquecentesca voluti dal viceré don Pedro di Toledo e realizzati dall’architetto Luigi Scrivà. La pianta del castello è a sei punte, lunghe venti metri rispetto alla parte centrale. Al posto dei tiranti, l’architetto Scrivà posizionò cannoniere negli angoli rientranti. Sprovvisto di torrioni, la costruzione è cinta da un fossato e dotata di una grande cisterna per l’approvvigionamento d’acqua.

L’ingresso di Castel Sant’Elmo
Una rampa e un ponte permettono l’accesso al castello. Qui c’è la cosiddetta “Grotta dell’Eremita”, chiamata così perché si ritiene abbia ospitato nell’antichità un anacoreta.
All’ingresso lo stemma imperiale di Carlo V, con l’aquila bicipite e un’iscrizione in marmo che ricorda il suo regno. Dopo aver superato un cancello a ghigliottina si accede nelle sale dell’edificio dove si possono visitare i locali adibiti a celle, usati durante il periodo in cui il castello fungeva da prigione. Sette arcate permettono di ammirare l’intera città di Napoli. Una si affaccia sul golfo, mentre le altre sul centro storico.
Sulla Piazza d’Armi si erge la Torre del Castellano, usata in passato come alloggio del comandante e del personale del castello. La pavimentazione del piazzale è l’originale dell’epoca della costruzione.
Sul grande piazzale in cima, sorge la piccola chiesa dedicata a Sant’Erasmo, eretta dall’architetto spagnolo Pietro Prati nel 1547 e rifatta da Domenico Fontana. Al suo interno il pavimento è in maiolica e cotto, tipico dell’artigianato napoletano. Dietro l’altare vi è la tomba del castellano don Pedro di Toledo e le pietre tombali di altri castellani.
Il Castello di Sant’Elmo oggi
Nelle sale del castello è allestito il Museo “Napoli Novecento” 1910-1980. L’edificio ospita anche numerose mostre temporanee, fiere e manifestazioni. Dal 1998 al 2011 è stato sede del Napoli Comicon.
Sotto la tutela dell’Unesco

Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo
Castel Sant’Elmo è stato incluso nel 2014 fra i siti patrimonio dell’umanità. L’Unesco ha aggiornato la “Dichiarazione di eccezionale valore mondiale” per il centro storico di Napoli, individuando anche Castel Sant’Elmo all’interno della zona di protezione.
«Offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica» è stato, fra gli altri, il criterio che ha dettato la scelta del castello ad entrare nella lista dell’Unesco.